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La valutazione professionale della psicologa è netta. C’è un punto di svolta preciso nel rapporto sentimentale malato tra l’allieva di neanche quindici anni e la sua prof, una donna di quasi quarantanni più adulta. È quando l’iniziale intimità fatta di baci carezze e messaggini, circostanze comunque sufficienti a ipotizzare l’accusa di violenza sessuale con la quale la docente è stata sospesa dall’insegnamento, sfocia nel primo, e unico rapporto sessuale completo, in casa della prof ad aprile 2023. «Questo episodio - scrive la professionista che per conto della scuola ha seguito la ragazza - ha turbato l’emotività di... in quanto, intimorita dal fatto che la relazione potesse terminare, iniziava ad avere ansia da prestazione scolastica, non riuscendo più a rendere» nella materia svolta dalla docente. È quanto si legge nella denuncia presentata alla polizia intorno alla metà di marzo, primo atto di un’indagine che ha rapidamente portato alla misura cautelare nei confronti della docente, disposta da procura e gip con la procedura celere del codice rosso.
Il contraccolpo
Sul piano dello sviluppo dell’inchiesta, la correlazione ipotizzata tra la violenza sessuale consumata nell’abitazione della donna sotto accusa e il contraccolpo sul rendimento scolastico dell’allieva, già alle prese con difficoltà di adattamento al primo anno della scuola superiore, è uno degli ostacoli che la difesa della docente punterà a superare, a partire dal prossimo round davanti al tribunale del riesame per ottenere la revoca della misura cautelare.
La testimonianza
C’è poi un altro punto fermo, nella ricostruzione della Pm Gabriella De Lucia e degli investigatori della squadra mobile. È la testimonianza dell’amica del cuore della ragazza, depositaria non soltanto delle confidenza ricevute, a partire da settembre del 2023, sulla storia iniziata intorno a ottobre del 2022, ma anche a conoscenza delle chat tra docente e allieva, ricevute come screenshot a partire sempre dalla fine dello scorso anno. A quell’epoca, racconta la testimone nelle sommarie informazioni messe a verbale il 27 marzo, lei aveva già direttamente notato almeno due cose: la prima è che la sua amichetta e la prof andavano spesso a prendere il caffè insieme al bar della scuola «ma come se fossero amiche da tanto tempo». Più significativa l’altra: «Un giorno, mi ricordo, io stavo sulle scale. Le ho viste mentre si baciavano». Non un bacio casto, precisa; un bacio vero, prima sulla guancia e poi sulla bocca. Non ha dubbi il gip: il consenso della vittima minore di sedici anni non esclude la violenza. Da ritenersi aggravata, in questo caso, dal «rapporto fiduciario che pone l’agente in una condizione di preminenza e autorevolezza idonea a indurre il minore a prestare consenso».
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Il Messaggero