Scheggia nell'occhio a Pasqua, mamma accusa:«L'oculista non si è mosso per visitare il bambino»

L'ospedale di Pescara
Una Pasqua al pronto soccorso. E’ l’esperienza che L.D.R. ha voluto condividere su Facebook raccontando un’emergenza sanitaria in un giorno di festa: un...

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Una Pasqua al pronto soccorso. E’ l’esperienza che L.D.R. ha voluto condividere su Facebook raccontando un’emergenza sanitaria in un giorno di festa: un bimbo ferito ad un occhio, la corsa al Pronto soccorso di Pescara e la chiamata all’oculista reperibile che, valutata la situazione, rimanda la medicazione al giorno successivo e resta a casa. Le diverse prospettive rendono il fatto in sè ordinario per lo specialista e spaventoso per chi lo ha vissuto da mamma. Nel mezzo c’è la sanità fatta di persone, cosìcchè - andando al finale della storia - dopo essersi sentita abbandonata a se stessa e avendo lasciato l’ospedale di Pescara con una brutta impressione della qualità dell’assistenza, la mamma si è ricreduta all’ospedale di Chieti dove ha trovato chi con pazienza ha fornito al piccolo le cure amorevoli di cui necessitava.


Poi c’è la valutazione medica oggettiva del caso: il caso giudicato “rinviabile” dal medico reperibile a Pescara è stato invece affrontato e subito risolto con solerzia a Chieti. Racconta infatti la signora L.D.R.: «Tutto è cominciato poco prima di pranzo, quando mi sono accorta che mio figlio di 8 anni aveva un fastidio all’occhio sinistro e un leggero rossore all’interno... Guardando bene mi sono resa conto che un corpo estraneo gli si era infilzato tra l’iride e la congiuntiva lateralmente. Subito ho contattato il 118 che mi ha consigliato di portare immediatamente il bambino al Pronto soccorso in modo che l’oculista reperibile potesse essere contattato; prima avrei portato il bambino e prima lo specialista avrebbe potuto visitarlo e prima si sarebbe potuto intervenire». Segue la corsa in ospedale, la chiamata al medico reperibile che al telefono dispone un lavaggio oculare «ma non si degna di raggiungerci per visitare il bambino».

L’infermiera della pediatria effettua il lavaggio «ma il corpo estraneo non si muove, quindi è conficcato», racconta la mamma. Il medico dà appuntamento al giorno successivo ritenendo di poter escludere che il corpo estraneo sia in metallo (il bambino aveva giocato in giardino). La mamma si sfoga con il personale e porta il piccolo a Chieti dove non solo viene medicato subito in Oculistica «dove troviamo personale esperto, cordiale e super competente» ma la scheggia si rivela essere proprio di metallo «che ha rilasciato ruggine nella ferita». Quindi il ritorno a casa «con tanta rabbia nei confronti di chi il giorno di Pasqua ha preferito restare a casa che venire a visitare un bambino».

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Il Messaggero