Scambio di foto pedopornografiche nel dark-web: un indagato a Pescara

Scambio di foto pedopornografiche nel dark-web: un indagato a Pescara
Si sono infiltrati con il metodo più classico, fingendosi interessati alla merce, poi pian piano hanno conquistato la fiducia delle altre persone presenti sulla chat e dai...

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Si sono infiltrati con il metodo più classico, fingendosi interessati alla merce, poi pian piano hanno conquistato la fiducia delle altre persone presenti sulla chat e dai contatti sono partiti per smantellare una rete di persone che scambiava online materiale pedopornografico. Per quella era la merce: video e foto con immagini di minori sfruttati sessualmente. Un anno di lavoro sotto copertura, in quel gran mare noto come dark web.

L'operazione parte da Torino e arriva anche in Abruzzo, dove gli agenti della Polizia Postale, diretti da Elisabetta Narciso, hanno effettuato una perquisizione sull'attrezzatura informatica di un uomo residente in provincia di Pescara: nel corso dell'operazione hanno potuto riscontrare elementi riferiti a quella chat, che ora saranno evidenziati in un rapporto e inviati al magistrato della Procura di Torino che coordina l'inchiesta. Dodici, complessivamente, le perquisizioni: l'indagine oltre l'Abruzzo ha interessato Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia e Veneto.

Tre le persone arrestate, in Campania, Calabria e Lombardia. Quattro delle dodici persone denunciate sono a loro volta minorenni. La chat è stata attivata sua una delle piattaforme più note e frequentate: per iscriversi bastavano 25 euro: l'amministratore, su cui sono stati trovati più riscontri da parte della polizia postale sia di Torino che di Napoli, è uno degli arrestati, un quarantenne che vive in Calabria: è accusato di commercio di materiale pedopornografico aggravato, di avere utilizzato strumenti per impedirne l'identificazione.

Nel corso delle perquisizioni effettuate, oltre a numerosi supporti informatici, gli sono state sequestrate carte di debito e di credito e un portafoglio elettronico. A lui gli investigatori sono arrivati seguendo pazientemente le tracce lasciate dai pagamenti. In chat i frequentatori non si facevano poi grossi scrupoli: convinti di scambiarsi messaggi all'interno di una cerchia ristretta e unita da uno scopo comune, dichiaravano apertamente di essere in possesso di materiale particolare, che erano disposti a scambiare con la stessa facilità con cui i ragazzini contrattano le figurine per l'album dei calciatori. Gli investigatori hanno definito immagini e video «raccapriccianti»: bastava abbonarsi alla versione premium del canale per scaricarne in quantità.

L'attività, diretta dalla Procura di Torino - gruppo criminalità organizzata e reati informatici e coordinata dal Centro nazionale di contrasto alla pedopornografia online (Cncpo) del Servizio polizia postale e delle comunicazioni di Roma, non è ancora conclusa: altri utenti della piattaforma, nascosti dietro sofisticati sistemi per l'anonimato, devono ancora essere identificati. Gli investigatori stanno tentando anche di riconoscere le giovanissime vittime per risalire alla provenienza del materiale pedopornografico.
 

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Il Messaggero