Sassi dal cavalcavia, Fresi e Benvenuti: «Abbiamo rischiato di morire»

Sassi dal cavalcavia, Fresi e Benvenuti: «Abbiamo rischiato di morire»
Rabbia, tanta. Ma anche la consapevolezza che tutto avrebbe potuto assumere una dimensione diversa, addirittura tragica. E’ scioccante la testimonianza di Stefano Fresi e...

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Rabbia, tanta. Ma anche la consapevolezza che tutto avrebbe potuto assumere una dimensione diversa, addirittura tragica. E’ scioccante la testimonianza di Stefano Fresi e Alessandri Benvenuti, i due attori colpiti da una pietra lanciata da un cavalcavia, lungo l’A25, ad Avezzano. «Spero che raccontare serva a impedire che si ripetano cose del genere – dice subito Alessandro Benvenuti –. Ci hanno tirato una pietra, che ha sfondato il parabrezza e mi ha colpito sullo stomaco, fortunatamente non in maniera violenta. Se mi avesse preso sul volto sarebbe stato diverso. Meno male che l’ho presa io, che ero sul sedile passeggero. Non ci siamo fatti prendere dal panico, abbiamo realizzato subito cosa fosse accaduto. Se il sasso fosse stato più grande forse non saremmo qui a raccontarla: abbiamo avuto molta fortuna».


«Ho avuto una specie di premonizione – racconta ancora Benvenuti -: ho visto una sagoma sul cavalcavia e ho pensato che fosse molto strano. Forse addirittura erano in due. Quando siamo arrivati all’area di servizio le forze dell’ordine ci hanno confermato che c’erano altre pietre sulla carreggiata: evidentemente si stavano allenando». Fresi fa trapelare tutta la sua rabbia: «Siamo rimasti basiti, è una cosa incomprensibile che credo possa affondare le sue ragioni solo nell’alcol, nella droga o nella follia. C’è il rischio di colpire una persona e ucciderla: io sono riuscito a tenere la macchina dritta, senza sbandare, perché il sasso ha colpito il posto dove sedeva Alessandro, che è stato investito da più vetri. Se fosse capitato a me non so se avrei tenuto l’auto, magari avrei chiuso gli occhi e mosso male le mani sul volante, forse mi sarei cappottato. Fortunatamente ero molto concentrato sulla guida». Il pensiero va a cosa sarebbe potuto accadere: «Benvenuti – dice Fresi – è un omone di un metro e novanta, ma se accanto a me ci fosse stato mio figlio il sasso gli sarebbe arrivato in faccia. Non ci voglio neanche pensare». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero