Don Gino, il prete degli universitari dell'Aquila, parla con Papa Francesco. Un colloquio da cui nasce un libro, dall’11 febbraio nelle librerie di tutta Italia....
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Il ricordo di Papa Francesco si sofferma su tre momenti di vita del Polacco che nel libro hanno eguale risalto: il magistero, la malattia e l’eredità. L’immagine di copertina è già esplicativa dello stretto rapporto tra Giovanni Paolo II e Bergoglio, dai più riconosciuto, per continuità di pensiero, come Suo diretto successore. L’argentino in abiti cardinalizi, la berretta gli fu consegnata proprio da Wojtyla il 21 febbraio del 2001, in ginocchio a colloquio e fraternamente abbracciato al predecessore polacco. Nella lunga intervista raccolta a viva voce in un arco di tempo compreso tra giugno 2019 e gennaio 2020 non sono sfuggiti all’autore aneddoti autobiografici.
«Non ci sarebbe Papa Francesco – premette il religioso – se non ci fosse stato di mezzo il pontificato di Benedetto XVI. Mi piace sottolineare che questo libro altro non è che il ritratto di San Giovanni Paolo II fatto dall’attuale Pontefice: io mi sono limitato ad essere la penna delle Sue parole. Il rapporto tra i due era molto forte, si conoscevano già prima della nomina cardinalizia, anzi precedentemente all’investitura a vescovo ausiliare di Buenos Aires che risale al maggio del 1992: si erano conosciuti per i trascorsi nei Gesuiti». Il libro sarà presto tradotto in sette lingue come ci anticipa don Gino che ha avuto l’onore di vedere l’altra sua pubblicazione “Qualcuno a cui guardare” oggetto di strenna che Bergoglio ha fatto ai cardinali in occasione dello scorse festività natalizie. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero