Don Gino, sacerdote aquilano scrive un libro con papa Francesco

Don Gino, sacerdote aquilano scrive un libro con papa Francesco
Don Gino, il prete degli universitari dell'Aquila, parla con Papa Francesco. Un colloquio da cui nasce un libro, dall’11 febbraio nelle librerie di tutta Italia....

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Don Gino, il prete degli universitari dell'Aquila, parla con Papa Francesco. Un colloquio da cui nasce un libro, dall’11 febbraio nelle librerie di tutta Italia. L’oggetto delle confidenze è un altro Pontefice, Karol Wojtyla, San Giovanni Paolo Magno come recita il titolo. La fatica editoriale realizzata da don Luigi Epicoco, nel frattempo diventato preside dell’istituto aquilano di Scienze religiose “Fides et Ratio” e voluta dall’edizioni San Paolo, è un omaggio ai cento anni dalla nascita del “grande” Papa polacco che con le Sue idee “avanguardiste” aprì il mondo. Nessun riferimento, come ci conferma don Gino, alle visite ufficiali e ufficiose nell’aquilano.


Il ricordo di Papa Francesco si sofferma su tre momenti di vita del Polacco che nel libro hanno eguale risalto: il magistero, la malattia e l’eredità. L’immagine di copertina è già esplicativa dello stretto rapporto tra Giovanni Paolo II e Bergoglio, dai più riconosciuto, per continuità di pensiero, come Suo diretto successore. L’argentino in abiti cardinalizi, la berretta gli fu consegnata proprio da Wojtyla il 21 febbraio del 2001, in ginocchio a colloquio e fraternamente abbracciato al predecessore polacco. Nella lunga intervista raccolta a viva voce in un arco di tempo compreso tra giugno 2019 e gennaio 2020 non sono sfuggiti all’autore aneddoti autobiografici.


«Non ci sarebbe Papa Francesco – premette il religioso – se non ci fosse stato di mezzo il pontificato di Benedetto XVI. Mi piace sottolineare che questo libro altro non è che il ritratto di San Giovanni Paolo II fatto dall’attuale Pontefice: io mi sono limitato ad essere la penna delle Sue parole. Il rapporto tra i due era molto forte, si conoscevano già prima della nomina cardinalizia, anzi precedentemente all’investitura a vescovo ausiliare di Buenos Aires che risale al maggio del 1992: si erano conosciuti per i trascorsi nei Gesuiti». Il libro sarà presto tradotto in sette lingue come ci anticipa don Gino che ha avuto l’onore di vedere l’altra sua pubblicazione “Qualcuno a cui guardare” oggetto di strenna che Bergoglio ha fatto ai cardinali in occasione dello scorse festività natalizie. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero