A piedi in Africa, l'ex consigliere regionale Leandro Bracco cammina per sette stati: «A Natale ultima tappa in Mozambico»

Obiettivo della missione sociale e religiosa è finanziare sette progetti di cooperazione e sviluppo nei paesi toccati dal pellegrinaggio. I beneficiari saranno le persone più fragili: bambini orfani e abbandonati, donne che hanno subito violenza, disabili ed ex detenuti.

A piedi in Africa, l'ex consigliere regionale Leandro Bracco cammina per sette stati: «Voglio raccogliere 340mila euro»
«Adoro fare del bene al prossimo senza avere nulla in cambio», dice Leandro Bracco, 46 anni, ex consigliere regionale eletto con il M5S e po passato a Sinistra...

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«Adoro fare del bene al prossimo senza avere nulla in cambio», dice Leandro Bracco, 46 anni, ex consigliere regionale eletto con il M5S e po passato a Sinistra Italiana sintetizza così, l’arrivo previsto per il giorno di Natale, in Mozambico, nell’ultima tappa del pellegrinaggio di carità programmato nel contesto della missione “AlimentiaAMO la speranza: Leandro for Africa”. «Tutto è iniziato nel 2019, quando è venuto a mancare mio padre per una malattia – racconta Leandro Bracco, da anni a Roseto, in provincia di Teramo, e giornalista professionista – il 25 marzo è iniziato questo pellegrinaggio percorrendo 5.300 chilometri a piedi e passando per sette paesi africani. Il mio stato di salute mi ha aiutato, anche quando camminavo sotto un sole di 40 gradi. Sono partito dalla Tanzania per poi toccare Malawi, Zambia, Zimbabwe, Sudafrica, Eswatini e ora Mozambico». Obiettivo della missione - dal 25 marzo al 25 dicembre - è finanziare sette progetti di cooperazione, sviluppo e carità nei paesi toccati da Bracco. I beneficiari saranno le persone più fragili: bambini orfani e abbandonati, donne che hanno subito violenza, disabili ed ex detenuti. L’obiettivo è raccogliere 340.000 euro. Non ci sono stati sponsor per Bracco, che in questa missione si è autofinanziato, mentre i fondi per i vari progetti sono raccolti tramite la app Tucum.

 

Ma in cosa consiste questo pellegrinaggio? «Da un lato smuovere e scuotere le coscienze perché, se io, che sono un uomo come tanti, riesce a portare a compimento un’impresa del genere, allora significa che, se tutte le persone di buona volontà unissero le proprie forze, le possibilità di avere un mondo molto meno ingiusto sarebbero elevate. In Africa, tra la povertà e la miseria c’è una grande differenza. Mi sono imbattuto in contesti pessimi a livello sanitario e di abbandono dei bambini. Nei primi quattro paesi i bambini mi cercavano per dialogare: bastava un sorriso, oppure io facevo vedere loro una foto sullo smartphone, bastava un nulla per renderli felicissimi. Mi sono immerso nella vita africana, in quanto sono fermamente convinto che la migliore forma di educazione risieda nell’esempio che ogni uomo e ogni donna forniscono alla società in virtù delle scelte che ognuno di noi compie, sia nella propria vita privata che in quella lavorativa». Il futuro? «Avendo 46 anni ho già deciso cosa voglio fare da grande: spero che questo mio viaggio non rimanga un unicum. Mi rendo disponibile per le grandi organizzazioni che lavorano in questi territori per progettare altri personaggi in questo continente». E la politica? «La seguo, ma non tornerò a fare politica attiva». 

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Il Messaggero