Romolo Algeni morto a New York per un malore: "Pepito" era un manager della ristorazione abruzzese

Trovato morto in casa: aveva 66 anni ed era originario di Giulianova

Romolo Algeni morto a New York per un malore: "Pepito" era un manager della ristorazione abruzzese
Da alcuni giorni non era andato al lavoro al ristorante e non rispondeva al telefono. Il compagno della proprietaria del locale ha allora deciso di recarsi a casa di Romolo...

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Da alcuni giorni non era andato al lavoro al ristorante e non rispondeva al telefono. Il compagno della proprietaria del locale ha allora deciso di recarsi a casa di Romolo Algeni, 66 anni, di Giulianova emigrato in America nel 1992, sommelier e manager del locale, noto a tutti come “Pepito”. Lo ha trovato morto disteso sul pavimento nella stanza da bagno. Molto probabilmente ha avuto un malore (si era sottoposto spesso a controlli negli ultimi tempi) e cadendo può aver battuto la testa. La salma è stata posta sotto sequestro e a indagare è la polizia di New York dove “Pepito” viveva da solo: nessuno si è accorto in tempo di quello che era successo.

IL PERSONAGGIO

Non ha parenti, ma solo un grande amico come Bruno D’Ascanio, giuliese anche lui e rappresentante di vini. Non si sa, quindi, come saranno gestite le pratiche della tragica scomparsa. Era l’anima e addetto agli acquisti del “Paola’s” restaurant dal nome della titolare. In Italia aveva inizialmente lavorato per una grande azienda di mobili, in Brianza, a cui fece vincere un bando per la fornitura di scrivanie di un importante ente pubblico. Da lì la promozione, mesi e mesi in giro per l’Italia per seguire queste forniture. Ma a lui interessava capire di più il dietro le quinte della ristorazione, dei vini, del servizio. Fu così che, ristorante dopo ristorante, in Romolo nacque la passione per il mestiere. «Volevo lavorare nella ristorazione - aveva raccontato una volta - ma esportando il made in Italy che, in quegli anni, non era ancora così celebrato. Fu quella la spinta che mi fece arrivare a New York, a Soho per la precisione, dove un incontro con Jeffrey Murray, uno chef californiano, fece nascere un progetto tra le cucine di Oriente, America Latina e Italia». La storia è nota: dieci anni di gestione del Baraonda, locale cult newyorchese sotto la sua direzione con la miglior carta dei vini della Grande Mela. Poi l’incontro con Paola Bottero, abruzzese come lui, di origini avezzanesi, fondatrice nel 1983 del Paola's a Madison Avenue. «Ci siamo trovati subito in sintonia sull’idea che doveva dare nuovo smalto al locale: raccontare il sogno italiano» aveva rivelato aggiungendo che «gli americani adorano l’Italia e vogliono riconoscerla nei piatti che mangiano».

IL LEGAME

In Italia e a Giulianova era stato invece animatore di spettacoli e serate dalla Conchiglia fino alla discoteca Valentino dove aveva lavorato anche con l’avvocato Italo Di Fabio che ne ha parlato con profonda commozione. Tutti i giuliesi che sono andati a New York per un semplice viaggio o per le nozze hanno visitato il ristorante dove lavorava “Pepito” e di lui ha parlato in uno dei suoi volumi dedicati agli abruzzesi che hanno fatto fortuna nel mondo, Dom Serafini. Ogni mattina salutava i suoi concittadini con un messaggio da New York dalle frequenze della radio locale di Giulianova con un semplice «morning» che, purtroppo, da qualche mattina era scomparso. Romolo ha due fratelli, entrambi camionisti, il primo, Francesco, vive attualmente a Firenze, mentre Tonino vive a Giulianova ed è anche componente della Lega navale.

 

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Il Messaggero