Roma-Pescara, Luigi Febo (Pd): «I paesi vanno salvati. Deviate il treno veloce»

Chieti, il presidente del Consiglio comunale: sul percorso case e aziende con 50 dipendenti. «Ora le Ferrovie dialoghino con noi, evitiamo che nascano comitati no-Tav»

«Quello della Roma-Pescara è un progetto strategico, deve andare avanti, dobbiamo evitare che si formi contro quest’opera un movimento No-Tav. Per questo...

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«Quello della Roma-Pescara è un progetto strategico, deve andare avanti, dobbiamo evitare che si formi contro quest’opera un movimento No-Tav. Per questo è essenziale il confronto con le comunità locali». Chi parla è Luigi Febo, presidente del Consiglio comunale di Chieti. Il Comune abruzzese ha convocato per il prossimo 31 gennaio un’assemblea aperta, alla quale ha invitato anche l’amministratore delegato delle Ferrovie, Luigi Ferraris, e il commissario della Roma-Pescara, Vincenzo Macello. Il tema del confronto sarà il tracciato dell’opera, che attraversa i centri abitati di diversi comuni e prevede l’abbattimento di numerose case. 


Presidente, qual è lo scopo del consiglio comunale del 31 gennaio?
«L’obiettivo è far dialogare chi ha progettato e deve realizzare l’intervento con le istituzioni locali e i cittadini. Credo che serva un dialogo per trovare la soluzione migliore per un progetto così importante, un’infrastruttura strategica per collegare il Tirreno e l’Adriatico». 

 


Non è che si rischia di bloccare l’opera?
«Non è questa l’intenzione. Come ho detto si tratta di una infrastruttura che consideriamo strategica. L’alta velocità porterà benefici anche alla città di Chieti e tutto il territorio. Chiediamo però di poter dialogare sul tracciato dell’opera». 


Quali sono le criticità del tracciato proposto da Rfi?
«Per Chieti e Manoppello abbiamo un raddoppio che porta alla demolizione, oltre che di opere infrastrutturali, come sottopassi e sottovia, anche di abitazioni private e di aziende. Sul tracciato ci sono stabilimenti di imprese che hanno anche quaranta o cinquanta dipendenti. Da questo punto di vista l’opera rischia di essere molto impattante. Ed è impattante anche sotto il profilo ambientale. Quello che invece sosteniamo è che quest’infrastruttura potrebbe cogliere un’occasione». 


Che occasione?
«Esiste una bretella già realizzata in direzione Pescara-Roma, che prima di arrivare alla stazione di Brecciarola, va verso l’interporto d’Abruzzo. Si potrebbe raddoppiare quella bretella e completare un anello che uscirebbe fuori da Manoppello. Questo consentirebbe una valorizzazione anche dell’interporto che avrebbe un accesso in entrambe le direzioni, sia verso Roma che verso Pescara».


Così, insomma, non si passerebbe più nei centri abitati?
«Parliamo di interventi su terreni non edificati. Già nel 2007 ci fu uno studio che valutava positivamente questa soluzione. Si tratterebbe di spostare il tracciato di cento metri».


C’è poi la questione di San Giovanni Teatino. Anche lì passa nel centro urbano?
«La soluzione in quel caso, ma si tratta di un’ipotesi, sarebbe l’interramento della tratta». 


Senta, la Roma-Pescara è un’opera inserita nel Pnrr. Va dunque completata entro i 2026. Non c’è il rischio che queste varianti allunghino i tempi?
«Noi saremo al fianco delle istituzioni affinché i tempi vengano rispettati. Noi vorremmo evitare comitati, con ricorsi su ricorsi». 


Temete che nasca su questa vicenda un movimento No-Tav?
«Il rischio c’è, ed è quello che non dobbiamo permettere. Proprio perché siamo consapevoli che quest’opera è strategica per la nazione, è strategica per il Centro Italia, è strategica per la Regione ma è ancora più strategica per le comunità locali. Dove ci sono queste infrastrutture l’economia cresce. Per questo non vogliamo che questo finanziamento sia rallentato o dirottato». 


 

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Il Messaggero