Roccaraso, all'addio del maestro di sci Adelio Di Natale anche due ex ministri

Roccaraso, all'addio del maestro di sci Adelio Di Natale anche due ex ministri
Più di mille persone hanno dato l’ultimo saluto ad Adelio Di Natale, il maestro di sci 30enne di Roccaraso, deceduto nel Policlinico Umberto I di Roma, dopo essere...

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Più di mille persone hanno dato l’ultimo saluto ad Adelio Di Natale, il maestro di sci 30enne di Roccaraso, deceduto nel Policlinico Umberto I di Roma, dopo essere rimasto ferito durante una battuta di caccia, lo scorso 11 novembre. Insieme al sindaco, Francesco Di Donato ed altri amministratori, anche l’ex ministro del Governo Conte, Francesco Boccia e sua moglie, Nunzia De Girolamo, anche lei ex ministro della Politiche agricole, che leggendo un suo pensiero rivolto a Di Natale, non è riuscita a trattenere le lacrime. E poi, una rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e del Sagf. La cerimonia funebre è stata celebrata nella chiesa di Santa Maria Assunta, dal nuovo parroco, don Isahk Insan. Il cordoglio del vescovo di Sulmona-Valva, Michele Fusco. Parole ricche di emozione quelle pronunciate da don Isahk Insan, che chiede di «pregare per i giovani, così come quelle di amici e conoscenti».

In molti ricordano Adelio Di Natale, come un grande lavoratore, un giovane dinamico, solare, che ha lasciato un vuoto incolmabile. I suoi colleghi maestri di sci, giunti da ogni parte d’Italia, soprattutto da Napoli e Pescara, erano tutti lì, presenti. Indossavano quella divisa celeste e bianca, che Di Natale amava, con dedizione, più di ogni altra cosa. Tutti insieme, nella piazza gremita, per applaudire a quella bara ricoperta di un cuscino di rose bianche, mentre risuonavano, distanti, le note della sua canzone preferita “E tu davanti a me”, di Erminio Sinni. Tanti palloncini hanno raggiunto il cielo, che improvvisamente ha pianto lacrime di pioggia. Una giornata di grande dolore per la comunità di Roccaraso, stretta, intorno ai familiari del giovane. Straziante il grido di dolore dello zio, Roberto Donatelli: «Vogliamo giustizia». 

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Il Messaggero