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Sarà processo vero, malgrado la strettoia del rito e i limiti del grado. E sarà, soprattutto, processo lungo: due mesi e ben dieci udienze per decidere, in appello, la sorte dei 28 imputati per la sciagura di Rigopiano, con la vera posta in palio rappresentata dalla pronuncia di rimo grado che la Procura di Pescara ha chiesto di ribaltare radicalmente, rimettendo in gioco le 23 posizioni uscite pulite dalla sentenza Sarandrea di febbraio scorso.
A 24 ore dal 6 dicembre è il presidente del collegio Aldo Manfredi a precisare tempi e regole d’ingaggio del secondo round. A partire dall’accoglimento delle istanze di trattazione in presenza avanzate dal procuratore generale e da alcuni degli avvocati coinvolti, sul fronte difese e patrocinio civile. Vuol dire che ci sarà dibattimento, sia pure vincolato ai temi delle impugnazioni.
Il processo di appello che si aprirà il 6 dicembre con la costituzione delle parti e le relazioni introduttive del presidente del collegio Manfredi e della Procura generale, è destinato a concludersi con la sentenza di secondo grado il 9 febbraio del 2024, quasi un mese dopo il settimo anniversario della valanga del 18 gennaio 2017. Si entrerà nel vivo soltanto il 13 dicembre, con le richieste dei dieci avvocati delle parti civili costituite e, in rapida successione, le prime arringhe difensive: di rilievo, in questa fase, l’intervento degli avvocati Marco Spagnuolo e Augusto La Morgia in difesa dell’ex presidente della provincia Antonio Di Marco. Prima della pausa natalizia, il 20 dicembre, sarà la volta delle difese di Ilario Lacchetta, condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi (avvocati Goffredo Tatozzi e Cristiana Valentini) e Paolo D’Incecco, il dirigente provinciale che ha avuto 3 anni e 4 mesi, assistito dagli avvocati Marco Spagnuolo e Gianfranco Iadecola.
Si tornerà in aula il 10 gennaio. Nella prospettiva ribaltata di questo secondo round, udienza centrale sarà quella del 24 gennaio, quando parleranno gli avvocati Sergio Della Rocca e Gian Domenico Caiazza per l’ex prefetto Franceco Provolo, che in primo grado ha schivato una richiesta di 12 anni di carcere per le défaillance della macchina dei soccorsi. Dopo le ultime arringhe e le repliche del 7 febbraio, la corte pronuncerà la sentenza il 9 febbraio.
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