Costretta alle nozze combinate, accusa il marito: «Mi ha ridotta in schiavitù». L'uomo a giudizio

Costretta alle nozze combinate, accusa il marito: «Mi ha ridotta in schiavitù». L'uomo a giudizio
Ha sposato suo cugino, che era innamorato di un'altra donna, perché così avevano deciso le loro famiglie. Un matrimonio combinato che ha portato ad un'unione...

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Ha sposato suo cugino, che era innamorato di un'altra donna, perché così avevano deciso le loro famiglie. Un matrimonio combinato che ha portato ad un'unione infelice, ricongiunto in Italia dove lui, pakistano, già viveva e lavorava come operaio in un'azienda teramana, mentre lei, afghana, nonostante siano passati quasi dieci anni da quando è arrivata, ancora parla a stento l'italiano e lo comprende poco. Da quel matrimonio sono nate anche due bambine, che oggi hanno 12 e 5 anni, ma le cose sin da subito sono iniziate ad andare male: «Ci affamava».

A raccontarlo nell'aula del tribunale di Teramo, ieri, è stata proprio la donna, che ha 33 anni, e nel 2020 ha trovato il coraggio di denunciare il marito (ora a processo). «Solo lui lavorava e prima di tornare a casa era lui che faceva la spesa. Io non avevo il permesso di uscire».

Le sue giornate trascorrevano reclusa in casa perché glielo aveva ordinato il marito che quando usciva chiudeva anche la porta a chiave. «Quando prendeva lo stipendio andava a giocarsi i soldi alle macchinette ha proseguito la donna, che è parte civile nel processo -. A me lasciava 20 euro, ma poi ogni volta me ne richiedeva sempre cinque». E con quei 15 euro che le restavano dovevano vivere. «Sono stata costretta a fare la querela perché ci ha lasciati senza cibo a me e alle bambine». La donna racconta però di aver subito anche maltrattamenti fisici, botte date pure alle figlie quando lui rincasava. «Le bambine le prendeva a schiaffi in faccia e le strattonava. Loro tremavano quando sentivano il padre che tornava. A me, invece, una volta mi ha picchiata con il bastone della scopa».

Ma era sempre lei a fare da scudo alle figlie. E ogni volta i litigi iniziavano perché tutte avevano fame. La 33enne racconta di anni passati rinchiusa dentro casa. I soli che potevano farle visita erano dei vicini pakistani amici di suo marito, una coppia di coniugi, la cui moglie alla fine è diventata sua "complice" e l'ha aiutata nel momento della denuncia. Tra i momenti più difficili che ha dovuto affrontare c'è stata la sua terza gravidanza, durante la quale "mio marito ha detto non mi ha mai voluta portare a fare una visita ginecologica e al nono mese il bambino è nato morto». «Mi diceva che mi avrebbe tolto le figlie perché io non avevo un lavoro», sottolinea. Ma oggi è stata lei a toglierle a suo marito. Subito la denuncia è andata a vivere in una casa famiglia.

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Il Messaggero