Quando si dice il "governo amico", ma poi scopri che i rapporti con Roma del neo presidente della Regione si annunciano tutt'altro che una piacevole gita fuori...
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E' sul tavolo del vice premier e ministro del Lavoro, Luigi Di Maio che giacciono le tante vertenze relative alla grande e media industria aperte dai sindacati. E' con il guardasigilli Bonafede che bisognerà confrontarsi per scongiurare la chiusura dei piccoli tribunali. Tutti argomenti che i ministri pentastellati hanno ampiamente trattato in Abruzzo nelle settimane precedenti il voto, presentandosi al fianco della loro candidata alla presidenza, Sara Marcozzi, prima di trasferirsi in massa in Sardegna a fare scorta di latte, visto che nella regione dei 4 mori si voterà domenica 24. Proprio a Pescara il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, aveva minacciato le dimissioni dal governo se fosse stato costretto a firmare le autorizzazione per le nuove estrazioni di idrocarburi in Adriatico. Questione poi tamponata dal premier Conte con un compromesso tra Lega e M5s che congela per 18 mesi il via libera alle nuove trivellazioni e aumenta di 25 volte i canoni a carico dei concessionari. Il rischio è che proprio queste grandi questioni ancora aperte, che dovrebbero essere appannaggio della maggioranza regionale, vengano cannibalizzati dal Movimento 5 stelle, forza di governo a Roma e di lotta in Abruzzo. Lo stesso Marsilio è pienamente consapevole di trovarsi in bilico su un doppio binario: "Andrò a Roma per chiedere ai ministri di mantenere ciò che hanno promesso qui in Abruzzo".
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Il Messaggero