L'Abruzzo in ritardo: sì al referendum, ma come sesta Regione. Lega, arriva Salvini: resa dei conti?

L'Abruzzo in ritardo: sì al referendum, ma come sesta Regione. Lega, arriva Salvini: resa dei conti?
L'AQUILA - La partita, politicamente, l’ha vinta l’opposizione. L’Abruzzo non è tra le prime cinque Regioni italiane a chiedere il referendum...

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L'AQUILA - La partita, politicamente, l’ha vinta l’opposizione. L’Abruzzo non è tra le prime cinque Regioni italiane a chiedere il referendum abrogativo della quota proporzionale della legge elettorale nazionale. Sfuma l’obiettivo della Lega, che puntava addirittura a tagliare il traguardo come capofila. Il Piemonte si è aggiunto a Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Sardegna. Oggi la Liguria andrà avanti a oltranza. L’Abruzzo è arrivato sesto e non sono da escludere ripercussioni interne al Carroccio regionale. Domenica Salvini piomberà sul territorio (sede da definire): non è esclusa la resa dei conti. L'approvazione finale è arrivata qualche istante prima della mezzanotte, in un voto-lampo che ha scongiurato, qualora si fosse scavallata la giornata, ulteriori lungaggini. In aula solo c'erano solo i 17 del centrodestra. 


L’opposizione (Pd, Cinque Stelle e Marianna Scoccia dell’Udc) ha avuto la meglio con una strategia ostruzionistica (o «costruzionistica» come l’ha definita la pentestellata Marcozzi) che ha trascinato i lavori di commissione fino alla tarda serata di ieri, facendo slittare la seduta di consiglio prevista inizialmente per martedì. In prima commissione (Bilancio) sono approdati 2.800 tra emendamenti e sub all’istanza di richiesta del referendum. La giornata era ripresa in commissione dopo che i lavori erano terminati intorno all’una di notte. In mattinata si è riunita anche la commissione di Vigilanza, presieduta dal Cinque Stelle Pietro Smargiassi, per audire il presidente dell'Associazione Nazionale Autotrasporto Viaggiatori (Anav) d'Abruzzo, Sandro Chiacchiaretta e il presidente della Di Fonzo Spa, Alfonso Di Fonzo. In esame l'autorizzazione “al ricorso a sub affidamento per i servizi a domanda di Tua”.

Proprio in chiusura di questa seduta si è registrato il clamoroso sfogo del forzista Daniele D’Amario, sul tema referendum: «Ciak si gira! Chiedo scusa agli abruzzesi. Qui ci sono problemi seri e invece è in scena un teatro per allungare i tempi per altre cose. C'è gente che parla tre volte per allungare il brodo. Stiamo dando un brutto spettacolo». Secca la replica dei Cinque Stelle. Sara Marcozzi ha detto a D'Amario che «a chiedere scusa dovrebbe essere il governo regionale, visto che non è presente, visto che gli uffici non sono presenti e c'è un'inefficienza generale nel gestire i lavori. D'Amario, lei si dovrebbe vergognare e chiedere scusa per la sua maggioranza».

L’esame del quesito referendario è slittato a più riprese, fino a tarda sera, proprio per la difficoltà di caricare sull’apposita piattaforma l’enorme mole di emendamenti. E fino al Consiglio che ha preso il via intorno alle 22.


«I principali problemi degli abruzzesi passano in secondo piano» ha detto la Scoccia. Per Paolucci «consiglio, commissioni e un’intera Regione sono sotto scacco dei diktat di Salvini e della Lega». Testa (FdI) ha contrattaccato: «Polemiche puerili: il centrodestra conosce le priorità dopo cinque anni di buio assoluto». A pesare ancora il blitz del giorno prima di Cinque Stelle e Pd, la commissione aperta, chiusa e rinviata dalla vice presidente, Sara Marcozzi, in temporanea assenza del presidente, il leghista Vincenzo D’Incecco. Un atto giudicato illegittimo dal presidente del Consiglio, Lorenzo Sospiri, ma che rischia di avere una coda in altra sede: l’opposizione ha già annunciato che disconoscerà i verbali ed è pronta a ricorrere al Tar.
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Il Messaggero