Prostituzione, tratta delle nigeriane: arrestata l'organizzatrice

Prostituzione, tratta delle nigeriane: arrestata l'organizzatrice
Insieme ad altre otto donne e quattro uomini, tutti nigeriani, aveva dato vita a Pescara ad una organizzazione dedita alla tratta di esseri umani e allo sfruttamento della...

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Insieme ad altre otto donne e quattro uomini, tutti nigeriani, aveva dato vita a Pescara ad una organizzazione dedita alla tratta di esseri umani e allo sfruttamento della prostituzione di connazionali. Faceva arrivare in Sardegna dall'Africa le ragazze e poi le segregava, minacciava e costringeva alla prostituzione. Su richiesta della Procura della Repubblica di Cagliari, gli agenti della squadra mobile di Pescara, coordinati da Pierfrancesco Muriana, hanno arrestato una 28enne nigeriana, Juliet Dodo. La giovane già da qualche tempo aveva lasciato il capoluogo sardo per trasferirsi in Abruzzo. La polizia è riuscita a incastrarla grazie ad uno stratagemma che l'ha condotta in questura, dove è rimasta sempre in silenzio. Sulla vicenda non ha voluto dire nulla. E' ora rinchiusa nel carcere di Chieti.


Gli altri appartenenti all'organizzazione, che aveva la propria sede a Cagliari, sono stati bloccati quasi tutti in Sardegna. Intercettata a Pescia, in provincia di Pistoia, una coppia, un uomo a Reggio Calabria e un altro complice a Perugia. L'operazione è stata condotta dagli uomini della squadra mobile della questura cagliaritana. Le indagini sono partite nel 2015, a seguito delle denunce raccolte da alcune prostitute. Le giovani donne venivano segregate in casa, private del cellulare e obbligate a vendere il proprio corpo. Individuate e selezionate in Nigeria o in Ghana per la loro bellezza, venivano poi convinte a lasciare il Paese d'origine con il miraggio di un lavoro. Da qui il trasferimento nei campi profughi in Libia, poi il viaggio della speranza in gommone verso l'Italia, dove iniziava l'inferno. Venivano trattate come schiave e costrette a prostituirsi, con gli sfruttatori sempre pronti a minacciare figli e familiari rimasti in Nigeria. Talvolta erano oggetto loro stesse di pesanti intimidazioni attraverso riti voodoo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero