L'AQUILA - L'ex capo del Dipartimento della Protezione civile, Guido Bertolaso, è stato assolto per non aver commesso il fatto nell'ambito del cosiddetto...
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L'allora capo del dipartimento è finito sotto processo accusato di omicidio colposo plurimo e lesioni, in particolare per aver organizzato una «operazione mediatica perché vogliamo rassicurare la gente», come disse in un'intercettazione con l'allora assessore abruzzese della Protezione Civile Daniela Stati, prosciolta, convocando la riunione degli esperti della commissione grandi rischi all'Aquila, il 31 marzo 2009, a 5 giorni dalla scossa distruttiva del 6 aprile seguente, quando l'Aquila era da mesi interessata da uno sciame sismico. Il procuratore generale Romolo Como ha chiesto 3 anni di reclusione.
Durante il dibattimento il difensore dell'ex capo della Protezione, l'avvocato Filippo Dinacci, ha puntato l'attenzione sulla inutilizzabilità della intercettazione con la Stati. «Le intercettazioni inutilizzabili, non sono valide ai fini probatorie ma solo ai fini investigativi. Lo dice la Cassazione - ha spiegato Dinacci - In questo processo non c'è prova anche perchè gli stessi scienziati hanno testimoniato di non essere mai stati condizionati. Addirittura Barberi ha spiegato che anche alla luce dei rapporti, Bertolaso non si sarebbe mai permesso».
Dinacci ha dato una sua versione sul significato della intercettazione "incriminata": «Non voglio fare guerre di religione ma Bertolaso nella telefonata con la Stati ha detto esattamente il contrario. Ha bacchettato la stati dicendole 'non ti azzardare a tranquillizzare i cittadini perchè i terremoti non si possono prevederè». Nel corso del dibattimento Dinacci ha avuto scambi piuttosto tesi con i legali delle parti civili: «Si tende a saltare le prove per introdurre i desiderata, però per essere condannati ci vogliono le prove, la condotta di cui viene accusato, Bertolaso non l' ha realizzata», ha concluso.
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Il Messaggero