Prati di Tivo, Finori: «L'uso dei terreni non può essere negato altrimenti dovrò tutelarmi»

Prati di Tivo, Finori: «L'uso dei terreni non può essere negato altrimenti dovrò tutelarmi»
All’indomani dell’aggiudicazione per 900mila euro del bando dei beni della Gran Sasso teramano all’attuale gestore Marco Finori, c’è ancora uno...

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All’indomani dell’aggiudicazione per 900mila euro del bando dei beni della Gran Sasso teramano all’attuale gestore Marco Finori, c’è ancora uno grande scoglio da superare prima che le due storiche località sciistiche della provincia possano di nuovo spiccare il volo: la concessione dei terreni da parte dell’Asbuc di Pietracamela, ossia l’amministrazione separata dei beni di uso civico, sui quali insistono gli impianti di risalita e la cabinovia. Uno scoglio che per Finori, che oggi festeggia l’importante acquisto, non sembra poi così insuperabile. Ma non sarà stato un azzardo visto che allo stato attuale non è possibile riaprire? «No – replica secco Finori – perché bisognerà applicare la legge. L’Asbuc, infatti, non potrà mai negare l’uso dei terreni. Dopodiché se non lo farà entro questa settimana, mi dovrò tutelare nelle sedi opportune».


Intanto c’è già chi gli ha manifestato tutto il proprio appoggio, prendendo le distanze proprio dall’Amministrazione separata. «In questi giorni – conferma Finori – sono stato contattato anche da proprietari di piccole particelle di terreni che non sono in linea con l’Asbuc. A me loro non hanno chiesto nulla, vogliono solo che gli impianti di risalita tornino a girare». Il suo obiettivo è proprio questo: far tornare Prati di Tivo e Prato Selva ai vecchi splendori, «partendo da una programmazione delle stagionalità», sottolinea. Solo in questo modo sarà possibile consentire anche agli albergatori del posto di poter riattivare la loro rete di clienti. Finori, però, punta in alto e quando parla dell’incremento dei servizi pensa pure a una nuova pista da sci. Un progetto, questo, ambizioso che negli anni è stata cavalcato e osteggiata nello stesso tempo da più parti. «Certo – dice – non smonterò mai nessun impianto a Prati di Tivo a meno che non ci saranno problemi sulle concessioni dei terreni con l’Asbuc tra 4 anni». Nei beni venduti non è compresa la cabinovia che non è mai stata conferita dalla Provincia alla società che è compartecipata anche da Camera di Commercio, Regione, Asbuc di Pietracamela e Intermesoli. La società di Finori, nel pacchetto, eredita la convenzione fra la Gran Sasso Teramano e la Provincia per la gestione della cabinovia, convenzione che scadrà nel 2028 e che prevede un canone a favore della Provincia di 20mila euro l’anno. «Va data una chance subito ai Prati di Tivo e a Prato Selva – ribadisce Finori - La mia sfida è quella invernale. Ho ottimi progetti in cui credo fermamente».

Adesso, però, ci vuole collaborazione. Il 30 settembre la Gran Sasso teramano incasserà la prima rata dei 900mila euro, le altre quattro da 200 mila euro l’una dovranno essere versate annualmente per quattro anni e la proprietà delle piste e dei beni della Gran Sasso, fra Prati di Tivo e Prato Selva, potrà dirsi perfezionata solo al termine del pagamento. Così come relazionato dal liquidatore Gabriele Di Natale i tempi sono quelli scanditi dal piano di ristrutturazione del debito: si convocheranno i creditori ai quali verrà fatta una proposta di accordo e se questa non si dovesse raggiungere, si dovrà procedere con l’avvio di un concordato preventivo. L’altro giorno l’assemblea ha dato mandato al sindaco di Pietracamela, Michele Petraccia, di avviare un dialogo istituzionale con l’Asbuc che a seguito del mancato pagamento dei canoni ha sospeso la concessione dei terreni sui quali insistono gli impianti di risalita e la cabinovia: concessione che oggi appare indispensabile per riaprire la tanto attesa stagione estiva.
 

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Il Messaggero