Popolare di Bari, il sindaco di Pescara: «Siamo pronti a manifestare»

Popolare di Bari, il sindaco di Pescara: «Siamo pronti a manifestare»
«Siamo pronti a manifestare». Il sindaco di Pescara, Carlo Masci, si fa ente capofila della protesta per la vicenda della Popolare di Bari, sul cui territorio...

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«Siamo pronti a manifestare». Il sindaco di Pescara, Carlo Masci, si fa ente capofila della protesta per la vicenda della Popolare di Bari, sul cui territorio abruzzese conserva, tra Caripe e Tercas, asset «prima di tutto molto produttivi, poi fondamentali per lo sviluppo imprenditoriale riferendosi all’accesso al credito, lavoro più che altro in parte sostituito dalle Bcc». Il primo cittadino interesserà gli altri sindaci abruzzesi per il da farsi: »Sono disponibile ad incontrarli, ho solo voluto attendere il tavolo regionale sulla banca prima di muovermi; comunque avevo sentito i sindacati già prima di Natale».


Masci assurge a difensore soprattutto dei piccoli centri montani: la Pop Bari, con le sue 100 filiali in regione, assieme agli 800 dipendenti, «è troppo importante per quei cittadini che non vivono in grandi città, come quella che governo io, e dopo il taglio delle filiali postali quest’ulteriore misura potrebbe arrecare molti danni, del resto, si sa, l’orografia dell’Abruzzo è molto frastagliata». Il sindaco adriatico lamenta nel tempo la perdita delle casse di risparmio e su Caripe ha la sua idea: «Certo col senno di poi, sulla banca si potevano fare altri ragionamenti, ma bisogna contestualizzare il momento, oggi dobbiamo difendere con le unghie e con i denti gli sportelli per combattere lo spopolamento montano, e lo dico io sindaco della città più grande d’Abruzzo e motore economico della regione ma bisogna difendere tutto il territorio».


Da Roma, durante il corso dell’audizione alla Camera in Commissione Finanze sul sistema creditizio nel Mezzogiorno e sul caso della Pop-Bari, l’omologo di Masci, il sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto, ammette che “la Banca del Sud possa costituire un’occasione di rilancio”. Anche qui difende il suo territorio affermando che Tercas, in buona sostanza non è stata la madre di tutti i problemi». I conti dicono il contrario ma è passato questo messaggio preoccupante. La mia non è una rivendicazione del passato ma una prospettiva per il futuro” precisa il Teramano. “Prendo atto anche della volontà di lavorare su un emendamento al Decreto volto alla tutela del personale: è una garanzia importante, perché l’auspicio più grande è che questa crisi possa diventare un’opportunità». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero