Luisa prigioniera in casa dei suoi 150 chili: «Non posso uscire». Alloggio popolare bloccato da 4 anni

Luisa prigioniera in casa dei suoi 150 chili: «Non posso uscire». Alloggio popolare bloccato da 4 anni
Prigioniera dei suoi 150 chili e di un appartamento ora ricavato al secondo piano con scale quale ostacolo invalicabile per chi deve scenderle o salirle con la carrozzina....

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Prigioniera dei suoi 150 chili e di un appartamento ora ricavato al secondo piano con scale quale ostacolo invalicabile per chi deve scenderle o salirle con la carrozzina. E’ il dramma di Luisa De Fulgentis, 82 anni a settembre, che ora vive con la sua badante, ed è qui che ha dovuto rifugiarsi dopo che è stata “sfrattata” dalla Asl che ha giudicato il suo appartamento al piano terra non più vivibile «per la mancanza dei requisiti minimi dell’abitabilità».


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Succede a Giulianova, in provincia di Teramo. «Avrei potuto restare nel mio appartamento se avessi avuto la disponibilità del primo piano dove avrei fatto piazzare un montascale che mi avrebbe permesso di salire, ma l’appartamento è occupato da una coppia che non vuole lasciarlo anche perché non sa dove andare e non ha ottenuto alloggio che si attendeva dal Comune. Quindi io sono sfrattata due volte, dai miei inquilini e dalla Asl che per motivi di salute non mi vuole far più stare al comodo appartamento che ho al piano terra e che è di mia proprietà».  E poi ci sono quei chili di troppo. «Ieri l’altro dovevo andare per forza a Roseto dal notaio e non si trovava nessuno che mi potesse portare perché, come detto, sono prigioniera, e non posso scendere le scale. Alla fine, e li devo ringraziare di cuore, sono riusciti ad avere la disponibilità dei volontari della Croce rossa i quali mi hanno portato a Roseto, hanno aspettato che io terminassi l’incontro o con il notaio e mi hanno riportato a casa. Era a pagamento, ma sono stata felice di pagare anche perchè sono stati molto disponibili».

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Poi rivela: «Non avendo al momento altra casa dove andare, non finirò di ringrazuire a mia amica che mi ospita, ho ordinato in montascale, che costa 12.000 euro, ne ho pagati già nove, ma poi è scoppiata la pandemia ed ancora non vengono a montarla. Potrei usicre un po’ sotto che c’è un giardino e farmi portare la carrozzina, come accaduto finora dalla mia amica che mi assiste. Niente da fare, rimango al chiuso e non so come potrà uscire da questa vicenda surreale». Purtroppo il documento della Asl si dice che nel suo appartamento di via Galilei al piano terra «si rileva notevole umidità in tutte le stanze e conseguente sviluppo massivo di muffe, soprattutto nel bagno, che creano una compromissione del confort termico e degrado dei materiali che possono avere conseguenze negative per la salute della signora, già affetta da broncopneumopatia cronica ostruttiva nonché invalida al cento per cento ed in regime di legge 104. Quando sopra alterna in modo negativo il microclima e la salubrità dell’alloggio facendo perdere allo stesso i requisiti indispensabili per l’abitabilità». Ma c’è un documento a firma della precedente amministrazione per quanto riguarda la coppia colpita da sfratto esecutivo nel quale «si comunica che questo ente sta cercando di trovare una soluzione abitativa, subordinata alla effettiva liberazione di alcuni immobili di edilizia residenziale attualmente occupati abusivamente». Era il 21 ottobre del 2016 ma la situazione non si è mai sbloccata.


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Il Messaggero