Il prof inizia lo sciopero della fame: «Senza certezze il futuro del liceo Marconi»

Il prof inizia lo sciopero della fame: «Senza certezze il futuro del liceo Marconi»
È scontro a oltranza sul futuro del liceo Marconi di Pescara. Il professor Giovanni Dursi, docente di Filosofia e collaboratore di presidenza, inizierà oggi lo...

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È scontro a oltranza sul futuro del liceo Marconi di Pescara. Il professor Giovanni Dursi, docente di Filosofia e collaboratore di presidenza, inizierà oggi lo sciopero della fame ad oltranza: la protesta clamorosa mette nel mirino la linea di condotta della Provincia circa il futuro della comunità scolastica dopo l’avvio della demolizione dell’edificio e punta a rilanciare i punti della vertenza avviata dal Comitato Marconi quo vadis? Dursi sarà costantemente seguito dai medici nel corso dello sciopero della fame.

 


In particolare, docenti, studenti e famiglie temono il rischio di un liceo “virtualizzato” e rilanciano la richiesta di un cronoprogramma dettagliato e condiviso rispetto a dove saranno collocati i tre indirizzi di studio nel periodo necessario per la ricostruzione della storica sede di via Marino da Caramanico, non più a norma. Dall’altro lato della barricata c’è il presidente della provincia Antonio Zaffiri, che venerdì in un incontro con il sindaco Carlo Masci e l’assessore all’istruzione Gianni Santilli, ha riaffermato come le sedi transitorie siano state individuate e rispondano alla necessità di ridurre al minimo i disagi, specie dei pendolari, ma verranno comunicate solo una volta concluse le trattative per la locazione. Nel mezzo le scaramucce politiche tra maggioranza e opposizione, e le divergenze all’interno del centrodestra. Ma a parte l’evidente ritardo nel reperimento delle sedi temporanee, settembre è dietro l’angolo, a finire sotto la lente d’ingrandimento è anche il progetto di demolizione e ricostruzione del plesso, che dopo aver ricevuto il parere positivo di sovrintendenza, vigili del fuoco e Asl, ha incassato nel frattempo anche quello del Comune. L’amministrazione provinciale ha più volte ribadito come l’ipotesi di semplice adeguamento sia stata scartata per ragioni di sicurezza. Il professore di storia dell’arte e architetto Giuseppe Di Giampietro ha inoltre criticato il progetto, che comporterebbe l’abbattimento di 50 alberi e 110m di siepi.
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Il Messaggero