Pescara, Muriana tenta il suicidio: doveva essere interrogato in Procura nell'inchiesta su Rigopiano

Il dirigente di polizia Pierfrancesco Muriana
Era atteso in Procura questa mattina alle 11 per essere interrogato in ordine alla sua presunta calunnia nei confronti dei carabinieri forestali, nell'ambito...

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Era atteso in Procura questa mattina alle 11 per essere interrogato in ordine alla sua presunta calunnia nei confronti dei carabinieri forestali, nell'ambito dell'inchiesta sulla tragedia dell'Hotel Rigopiano. Ma Pierfrancesco Muriana, ex capo della Mobile di Pescara oggi in servizio in Puglia, all'appuntamento non si è visto. Nel giro di mezz'ora si è svelato il dramma: colto da un momento di disperazione, il dirigente di polizia ha tentato il suicidio con il gas di scarico dell'auto. E' successo nei pressi dello stadio di Francavilla al Mare. A trovarlo e a salvarlo è stata paradossalmente proprio una pattuglia dei carabinieri forestali che passava di lì per puro caso. Portato all'ospedale di Chieti, Muriana sarebbe stato considerato fuori pericolo. La notizia si è diffusa rapidamente destando sconcerto in città e tra le forze dell'ordine.


Il procuratore aggiunto Anna Rita Mantini e il sostituto Luca Sciarretta, titolari dell'inchiesta, lo hanno atteso per oltre un'ora insieme ai suoi legali Augusto La Morgia e Marco Spagnuolo, i quali all'uscita del tribunale hanno commentato: "Riteniamo che ragionevolmente il nostro assistito abbia avuto un contrattempo".
Muriana è indagato sulla base della denuncia presentata dal carabiniere forestale Michele Brunozzi, che era precedentemente finito sotto inchiesta, insieme ad altri due colleghi della forestale, proprio in seguito ad un esposto di Muriana, archiviato alcune settimane fa dal Gip, che aveva chiarito  che "non vi è elemento alcuno che possa corroborare l'ipotesi dolosa delineata dal denunciante". 


Muriana, nel suo esposto, aveva riferito che il 27 gennaio 2017, pochi giorni dopo la tragedia dell'Hotel Rigopiano, trasmise via Pec ai carabinieri forestali l'annotazione dell'agente Crosta riguardante una telefonata effettuata dal cameriere del resort Gabriele D'Angelo poche ore prima del disastro per chiedere aiuto al Coc di Penne, contestando ai forestali di avere inoltrato tale annotazione alla Procura solo il 12 novembre 2018 e di avere falsamente dichiarato che era già stata inviata il 27 gennaio dell'anno precedente. Inoltre, accusava i forestali di avere falsificato il documento, cancellando la data e il numero di protocollo originariamente apposti sulla nota. Immediatamente scattò un contro-esposto dei forestali, che ha portato all'apertura di un primo fascicolo a carico di Muriana per favoreggiamento del depistaggio, al quale si aggiunge il secondo fascicolo per calunnia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero