Pescara, prove di riconciliazione tra D'Alfonso e Alessandrini

Pescara, prove di riconciliazione tra D'Alfonso e Alessandrini
PESCARA - Si sono fatti immortalare al fianco di Shimon Peres, hanno visitato luoghi sacri e storici; hanno osservato da vicino gli impianti della depurazione delle acque che...

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PESCARA - Si sono fatti immortalare al fianco di Shimon Peres, hanno visitato luoghi sacri e storici; hanno osservato da vicino gli impianti della depurazione delle acque che per Israele, terra dove l'acqua è più preziosa dell'oro: tecnologia di cui a Pescara c'è gran bisogno di questi tempi. Luciano D'Alfonso e Marco Alessandrini si sono anche concessi un selfie in cui appaiono sorridenti (in una foto alle loro spalle si notano Peres e Arafat, oltre al presidente Usa Clinton, presumibilmente alla cerimonia del conferimento del Nobel per la pace nel 2004).

Il ritorno dalla Terra santa è previsto per questo pomeriggio e allora sapremo se il viaggio di lavoro è stato anche di riconciliazione.

Nel partito a Pescara sono in molti a chiedersi cosa si saranno detti i due in questi giorni e se sapranno trovare in armonia la sintesi sulle cose da fare, senza procedere in regime di tregua armata. Governatore d'Abruzzo e sindaco di Pescara si erano ritrovati sullo stesso aereo con destinazione Tel Aviv nel giorno in cui sul giornale esplodevano commenti alla dichiarazione pronunciata da D'Alfonso alla direzione provinciale del partito: «Dobbiamo zappettare per cercare candidati consiglieri e sindaci, anche per Pescara...» aveva detto il governatore. Una esortazione a individuare figure utili alla causa, dotate di capacità di proposta e di relazioni, doti che in politica contano e che sono difficili da riscontrare. Parole che alle orecchie dei molti in sala avevano suonato però come una presa di distanze da Alessandrini, di fatto scaricato da D'Alfonso, nell'interpretazione più cruda. A poco sono servite precisazioni e interpretazioni in corsa, peraltro affidate a chi sapeva bene come fossero andate le cose. L'opposizione ha dato sfogo all'offensiva - tanto il centrodestra quanto i cinquestelle - con richiesta di dimissioni al sindaco sfiduciato. «Al suo posto non sarei salito sull'aereo con D'Alfonso» ha commentato qualcuno a palazzo di città dietro un rigoroso anonimato. Alla direzione provinciale D'Alfonso aveva detto anche altro: «Non mettiamo mano alla giunta se questo crea problemi».


Ventiquattr'ore dopo Di Pietrantonio ha evidenziato invece l'esigenza di rafforzare la giunta invitando Alessandrini a non indugiare (un'autocandidatura la sua?). Non una grande sintonia nel Pd, a quanto pare. E comunque di una giunta più forte e produttiva c'è bisogno eccome: se non adesso, a settembre il rimpasto sarà un passo obbligato per cercare di cambiare passo nei tre anni che mancano alla scadenza elettorale e Alessandrini lo sa. A ricompattare il partito è l'Annibale alle porte, leggi il nemico che D'Alfonso ha individuato in Daniele Becci, «sarà il candidato sindaco del centrodestra» e con lui il gruppo che in tre anni ha risanato l'Aca: gli avvocati Enzo Di Baldassarre e Sergio Della Rocca. Molto preso l'acqua potrebbe non essere più cosa loro. Tutto sta a vedere per scelta di chi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero