Cerca casa in affitto e le chiedono: «Ma lei è italiana?». La risposta è senza appello

Mania Mehrabi. Cerca casa in affitto e le chiedono: «Ma lei è italiana?». La risposta è senza appello
Per prendere una casa in affitto a Pescara, bisogna essere italiani. Almeno a pensarla come chi, prima di mostrare le foto dell'appartamento, chiede alla sua interlocutrice se...

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Per prendere una casa in affitto a Pescara, bisogna essere italiani. Almeno a pensarla come chi, prima di mostrare le foto dell'appartamento, chiede alla sua interlocutrice se è, appunto, italiana. Non sarà piaciuto il nome, da qui la domanda fastidiosa e inopportuna. E così lei fa uno screenshot della conversazione su WhatsApp e pubblica tutto su Facebook. Da lì commenti di sdegno e messaggi di solidarietà. Chi cerca casa è Mania Mehrabi, 33 anni, tecnico Internet. Famiglia iraniana, è arrivata in Italia a 6 mesi, vivendo prima a Francavilla al Mare e dai sei anni a Pescara. «Una normale ricerca di appartamento, tramite un comunissimo sito - commenta la donna -. Essendo di mattina presto, ieri, ho pensato di mandare prima una messaggio, più che chiamare. Chiedendo semplicemente se ci fossero delle foto del posto, se fosse un monolocale, un bilocale, informazioni normalissime».

 

 

 Ma la donna si è sentita rivolgere una domanda: «Lei è italiana». Scritto così. «Le sembra appropriata questa domanda?» ha ribattuto Mania Mehrabi nella chat, per sentirsi dire, ancora: «Perché si offende. Anche io chiedo». La conclusione affidata ad un commento secco e senza appello: «Forse dovrei chiederglielo io se lei è italiano, dato che non mette neanche un punto interrogativo alla fine di una domanda». E poi, appunto, lo screenshot. «Non perdo tempo dietro a queste cose - aggiunge Mania Mehrabi -. Non mi metto a discutere. Ma è senza dubbio una discriminazione. E’ la prima volta che mi capita, sia a Pescara sia in altre città come ad esempio Bologna. Ho la cittadinanza italiana, ma che cambia, non cambia nulla, che domande sono?». La storia si arricchisce di un risvolto grottesco. «Alla fine dello scambio di battute su Whatsapp - conclude Mania Mehrabi - l’uomo con cui parlavo ha tenuto a sottolineare di non essere nemmeno lui italiano. Bah, che dire. Sì, ho messo le foto su Facebook, ma ho oscurato l'immagine del profilo, non mi interessa lo scontro, ma che si sappia, sì. Poi mi ha bloccata. E sono pure una signora che rendo anonima la tua faccia».

Tanti quindi i commenti a sostegno della donna, dal “senza parole” al “tanto di cappello per la tua risposta, sei stata davvero una signora. Brava!”. Parole di lode per come ha condotto lo scambio di battute, da parte di altri utenti. “La risposta è fantastica” scrive un contatto della donna e un'amica rilancia con “sei geniale”. Un'altra scrive: “Come la canzone di Gaber "Io non mi sento italiano...ma per fortuna o purtroppo lo sono" tu sei una signora senza alcun dubbio”. 

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Il Messaggero