Pescara, le intercettazioni dell'inchiesta. Trisi: «La mia vita all'arrembaggio»

Pescara, le intercettazioni dell'inchiesta. Trisi: «La mia vita all'arrembaggio»
«Avevate paura, avevate paura.... impauriti voi ! Solo chi non ha paura è degno di stare con me a vivere la mia vita così all'arrembaggio!». Fabrizio...

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«Avevate paura, avevate paura.... impauriti voi ! Solo chi non ha paura è degno di stare con me a vivere la mia vita così all'arrembaggio!». Fabrizio Trisi, il dirigente comunale dei lavori pubblici di Pescara arrestato ieri dalla guardia di finanza, è in macchina con l'imprenditore Vincenzo De Leonibus, finito in cella anche lui, e con un'altra persona. Canta e urla frasi sconnesse, dopo aver recuperato cocaina per sé e per gli altri. L'imprenditore vorrebbe fermarsi a prendere un panino, non ha ancora mangiato, ma Trisi non è gestibile. De Leonibus ci prova: «So capit' archite', tu i magnat, i bevut... t'imbric' , t'i fatt 'na bott. mo avast!». Ma alla fine decide per due menù da asporto in un fast food e poi via tutti alla "tana delle tigri", una sorta di rifugio a Pescara nord dove il gruppo si riuniva per giocare a carte e tirare di coca. E' uno dei passaggi delle intercettazioni telefoniche e ambientali che i militari della guardia di finanza, coordinati dal colonnello Antonio Caputo, hanno messo insieme in due anni di indagini.

I tracciati di una vita spericolata che Fabrizio Trisi e altri due dipendenti comunali, Gianluca Centorame e Jairo Ricordi, hanno portato fin dentro palazzo di città. Sotto forma di mazzette travestite da pranzi pagati e da cocaina acquistata da De Leonibus per conto loro. Di debiti saldati ("ci penso io archite'" dice spesso l'imprenditore) e di soldi consegnati anche per pagare pesanti contravvenzioni prese dai familiari.

"Il quartiglio" definiva Trisi questo gruppo, di cui in qualche modo lui era il personaggio dominante, il capo del branco. Perché lui che in qualche modo ammaestra o quando va male tenta di ammaestrare, gli appalti che portano i soldi nelle tasche dell'imprenditore che parte dei guadagni li reinveste sui suoi "benefattori".

Quello che va male è l'appalto dell'"asse attrezzato", un fiume di telefonate per capire, muovere indirizzare. Alla fine Trisi parlando con De Leonibus accusa la commissione che valutava le buste di incompetenza: «So cinque ditte... non riesce a tené cinque ditte sotto controllo? Io non... se ci fossi stato ....».

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Il Messaggero