Tradito dal telefonino di una donna: catturato in Puglia l'evaso dal carcere di Pescara

Tradito dal telefonino di una donna: catturato in Puglia l'evaso dal carcere di Pescara
Tradito da una denuncia per maltrattamenti, precedente a quell’arresto per rapina che lo aveva portato in carcere qualche mese fa. L’egiziano di ventuno anni,...

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Tradito da una denuncia per maltrattamenti, precedente a quell’arresto per rapina che lo aveva portato in carcere qualche mese fa. L’egiziano di ventuno anni, Boukhalil Salah, che era evaso lo scorso 11 luglio dal carcere di Pescara. Quattro minuti netti per scavalcare le due recinzioni esterne della casa circondariale di San Donato e darsi alla fuga. Le indagini della Squadra Mobile, coordinate da Dante Cosentino, sono partite immediatamente, grazie alla collaborazione degli agenti di Polizia penitenziaria che, nei venti giorni di detenzione nella struttura pescarese, erano comunque riuscite ad accumulare qualche informazione sul passato del giovane egiziano.


Un dato è emerso immediatamente: con Pescara e con l’Abruzzo in generale, il giovane non aveva alcun collegamento: era stato arrestato a Roma, per una rapina, e poi, a causa della normativa sull’emergenza sanitaria, recluso prima nel carcere di Vasto poi in quello di Pescara. Difficile, insomma, che si fosse trattenuto in zona: guardando quindi alle precedenti relazioni è stato ipotizzato che potesse trovarsi in Puglia.

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A supporto della tesi sono arrivate le testimonianze di alcuni cittadini che hanno raccontato di averlo visto nella zona della stazione ferroviaria o in treno. Il passato del giovane evaso è stato passato al setaccio, come racconta il vicedirigente della Squadra Mobile, Mauro Sablone, che ha illustrato i dettagli dell’operazione e dalle maglie del setaccio è spuntato fuori l’elemento decisivo, la denuncia per maltrattamenti. Quando gli investigatori l’hanno controllata, hanno potuto verificare che conteneva un numero di telefono, un’utenza ovviamente non intestata all’egiziano, ma ad una persona a lui vicina. Proprio quella linea telefonica è stata il filo rosso che ha portato la Squadra Mobile fino all’ evaso: sottoposta a intercettazione ha infatti consentito di arrivare a capire che l’uomo si era rifugiato a Cerignola, in un’abitazione in cui vivono due connazionali.

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Una volta raggiunta la ragionevole sicurezza di trovarlo in casa, con la collaborazione della Squadra Mobile di Foggia e della Polizia Penitenziaria, gli agenti pescaresi hanno fatto irruzione e arrestato di nuovo l’egiziano. Che non ha opposto alcuna resistenza. Le due persone che lo ospitavano sono state denunciate per favoreggiamento. «E stata un’operazione fulminea - ha sottolineato il questore Luigi Liguori - condotta in sinergia in una sola settimana. Questi delitti creano allarme sociale: abbiamo ripristinato rapidamente la legalità violata». L’egiziano ora è in attesa del processo per direttissima. Il capo della dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Bernardo Petralia, con una telefonata al questore Liguori, si è complimentato per l’attività di polizia giudiziaria svolta dalla Polizia di Stato.


«Nessun provvedimento è stato preso dall’amministrazione locale e centrale per il carcere - dice Nicola De Felice, segretario regionale del sindacato polizia penitenziaria, Osapp - Forse perché è estate? C’è rischio di episodi analoghi». Restano le gravi carenze, da anni denunciate dei sindacati, nella sicurezza della casa circondariale di Pescara: a distanza di undici mesi si sono verificate due evasioni fotocopia, di detenuti che sono riusciti a saltare le due recinzioni e a darsi alla fuga. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero