La tragedia dell'elisoccorso 118/La figlia di Bucci: «Papà vive nei miei gesti di solidarietà»

La tragedia dell'elisoccorso 118/La figlia di Bucci: «Papà vive nei miei gesti di solidarietà»
L'AQUILA -  Di quella storia, assurda e drammatica, forse alla fine resta soprattutto questo whatsapp, strappato all'intimità familiare solo dall'immenso...

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L'AQUILA -  Di quella storia, assurda e drammatica, forse alla fine resta soprattutto questo whatsapp, strappato all'intimità familiare solo dall'immenso orgoglio di due figlie a cui il destino ha sottratto il padre in maniera repentina e ingiusta: «Care figliole, io non sono né mi sento un eroe, sono soltanto un medico che cerca di fare il proprio lavoro con coscienza e senso del dovere, fregandosene degli onori e dei soldi. Sono un uomo con pregi (pochi) e difetti (tanti). L'unica cosa sicura è che vi voglio tanto tanto bene».


Il destino ci ha messo un grosso zampino, perché quel messaggio, dopo appena tre giorni, il 24 gennaio del 2017, sarebbe divenuto il più bel testamento morale e la migliore delle eredità possibili per le figlie di Valter Bucci, Sandra e Chiara, e per tutti coloro che hanno avuto modo di apprezzare le doti professionali e umane del medico aquilano morto, insieme ad altre cinque persone, nello schianto dell'elicottero del 118 a Campo Felice, di ritorno da un intervento. Sono già trascorsi tre anni, stamattina a ricordarlo sarà una messa che sarà officiata alle 10.30 nella chiesa dell'ospedale.

Tre anni in cui, per restare ai fatti terreni e concreti della vita, a quel non essere eroe, ma un semplice medico, il lascito di Bucci e degli altri colleghi - ha continuato a concretizzarsi, vivido, nei gesti di solidarietà quotidiani della figlia Sandra. «Sono stati considerati degli eroi racconta Sandra al Messaggero -, ma quella di papà era una passione totale per il suo lavoro. Faceva anche il volontario per il Soccorso alpino, era impegnato su vari fronti: ha scelto di dedicare la sua esistenza agli altri. Ogni volta che poteva aiutare qualcuno lo faceva, sempre in prima linea. Anche quel giorno non doveva essere al lavoro, stava sostituendo un collega. All'inizio mi sono chiesta tante volte perché?, ma credo molto nel destino».


Oggi Sandra ripercorre, in qualche modo, i suoi insegnamenti: «Anche io faccio molto volontariato, cercando di seguire il suo esempio, in tanti settori del sociale: dall'Airc a Telethon, dalla Mensa di Celestino all'Aism. Nel mio piccolo cerco di dare il massimo possibile». La voce il racconto di Sandra non conoscono esitazioni o amarezze. «Sono sempre stata orgogliosissima di tutti i riconoscimenti che sono arrivati dopo la morte di mio padre dice -. Spero che la sua storia, il suo modo di vivere, la sua passione per il lavoro e il volontariato, possano divenire un esempio per tanti. Certamente per me è stato così. Mi auguro che questa vicenda possa aver scosso qualcuno». Il resto è una vita che, da tre anni a questa parte, non è ovviamente più la stessa: «La sua mancanza si sente, era una persona allegra, presente, scherzosa. Bastavano poche parole per far tornare il sorriso».

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Il Messaggero