Padre di 10 figli rischia di perdere il lavoro: «Mi faccio coraggio»

Padre di 10 figli rischia di perdere il lavoro: «Mi faccio coraggio»
«C’è tanta amarezza in questo momento anche se aspettiamo la definitiva "sentenza"». Luigi Di Stefano, 50 anni da compiere a breve, è uno...

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«C’è tanta amarezza in questo momento anche se aspettiamo la definitiva "sentenza"». Luigi Di Stefano, 50 anni da compiere a breve, è uno dei 31 lavoratori della Cbi di Gissi, l'azienda che produce ventole e aspiratori industriali che ha avviato la procedura di licenziamento collettivo. Lui vive a Cupello con una famiglia più che numerosa da sostenere. Sono dieci, infatti, i figli di casa Di Stefano, la più grande ha 22 anni e ha terminato gli studi universitari, la più piccola ha due anni.


Luigi è entrato nell'azienda della Val Sinello 15 anni fa. «Prima lavoravo nel settore dell'edilizia a San Salvo, poi ho avuto questa opportunità e l'ho colta». Con lo stipendio fisso da saldatore è «cresciuta anche la famiglia» messa su insieme alla moglie Antonella. Con dieci figli da accompagnare nel miglior modo nel cammino della vita non è semplice andare avanti con un solo reddito. «Ci sono il mutuo e le rate di una macchina nuova, che abbiamo dovuto necessariamente acquistare per questioni di spazio». E poi tutte le spese domestiche e per gli studi dei figli. Ora, con il licenziamento che è uno spettro incombente, le cose si fanno certamente più difficili.

«C'è tanta rabbia - spiega il 50enne cupellese - per questa situazione. Io avevo intuito un anno fa che qualcosa non andava per il verso giusto». Fino al rientro dalle ferie si pensava fossero 14 gli esuberi, qualche giorno fa l'amara sorpresa comunicata ai sindacati e da questi ai lavoratori. Luigi, così come i suoi colleghi, alcuni dei quali sono lì da trent'anni, si troverà presto a dover cercare un altro lavoro con la difficoltà di un'età non più giovane. Il coraggio però non manca di certo a chi, ogni giorno, fa sacrifici. «Non posso certamente perdermi d'animo. Mi rimboccherò come sempre le maniche e andrò avanti». L'ultima speranza è legata all'incontro del prossimo 10 settembre in Regione. Anche se, vista l'evoluzione della vertenza, non vi è certo aria di ottimismo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero