Amarena, consegnato il rapporto dei carabinieri: l'orsa uccisa con un solo colpo di fucile

Amarena, consegnato il rapporto dei carabinieri: l'orsa uccisa con un solo colpo di fucile
E’ stata conclusa e consegnata alla Procura della Repubblica di Avezzano, l’attività d’indagine relativa all’uccisione dell’orsa Amarena,...

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E’ stata conclusa e consegnata alla Procura della Repubblica di Avezzano, l’attività d’indagine relativa all’uccisione dell’orsa Amarena, avvenuta nel Comune di San Benedetto dei Marsi, lo scorso mese di agosto, per mano di Andrea Leombruni, 56 anni, commerciante del posto. L’orsa, come confermato dall’esame necrologico, è stata raggiunta da un colpo di carabina, che l’ha colpita alla spalla, perforando il polmone. La morte è sopraggiunta per emorragia interna, dopo una lunga agonia. E precedentemente, sarebbe stata ferita, non in maniera importante, agli arti inferiori, da alcuni pallini da caccia.

Gli inquirenti, sarebbero riusciti a confermare le evidenze, ricostruendo, dettagliatamente, minuto per minuto, il delitto contro l’esemplare femmina di orso bruno marsicano. Così come a delineare la personalità dell’indagato. Di fondamentale importanza, l’elemento psicologico del reato, vista la gravità dei fatti. L’attività investigativa delle forze dell’ordine, alquanto intensa e scrupolosa, è stata svolta sulla base della ricerca di tutti gli elementi utili, a sostenere l’accusa. Oltre agli accertamenti sul materiale sequestrato in occasione della perquisizione a casa dell’indagato, pochi giorni dopo l’episodio, sono state ascoltate diverse persone, che avrebbero fornito elementi preziosi, per la ricostruzione della dinamica. La Procura marsicana, sulla scorta degli accertamenti contenuti nell’informativa di reato, dovrà ora formulare al Gip la richiesta di rinvio a giudizio. Oppure, chiedere l’archiviazione del procedimento, qualora gli elementi forniti, non dovessero essere sufficienti.

Continua intanto, l’osservazione costante, dei due giovani orsi, figli di Amarena, che non si sono mai divisi, da quando la loro madre, è stata uccisa a colpi di arma da fuoco. Gli orsetti si muovono all’interno del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dimostrando di essere in grado di sopravvivere, alle leggi della natura. Si avvicinano anche nelle campagne periferiche dei paesi, ma con molta discrezione e senza oltrepassare quel “confine” che li avvicina all’uomo e quindi, al centro urbano. Dalle immagini fugaci delle fototrappole, posizionate dagli esperti del Parco, gli orsacchiotti, appaiono ingrassati, dinamici e pronti ad affrontare il periodo dell’ibernazione. Hanno quasi 11 mesi di vita. Dovranno cercare un rifugio, una tana, dove trascorrere l’inverno, ma solo quando le temperature esterne, diventeranno rigide e cadrà la neve.

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Il Messaggero