Coltellata alla gola, muore un idraulico «L'ho ucciso perché mi vessava»

Il furgone ritrovato a Ladispoli
TERAMO - "Ero vessata, per questo l'ho ucciso". Avrebbe spiegato così Mihali Teuta, 65enne albanese, l'omicidio di Corrado Valentini, il 59enne...

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TERAMO - "Ero vessata, per questo l'ho ucciso". Avrebbe spiegato così Mihali Teuta, 65enne albanese, l'omicidio di Corrado Valentini, il 59enne idraulico originario di Montorio al Vomano, ucciso con una coltellata alla gola ed il cui corpo è stato poi dato parzialmente alle fiamme. L'episodio è avvenuto mercoledì pomeriggio a Marina di San Nicola, a Ladispoli. Un omicidio risolto in meno di ventiquattro ore dai carabinieri della compagnia di Civitavecchia: il corpo dell'uomo, chiuso all'interno del furgone con il quale andava a lavoro, è stato notato giovedì pomeriggio in un piazzale da una donna che ha subito dato l'allarme. I carabinieri hanno immediatamente acquisito le immagini registrate delle telecamere di videosorveglianza poste in zona. Immagini che hanno mostrato l'arrivo del furgone con a bordo Valentini ed una donna, intorno alle 17.30 di mercoledì. La stessa donna che poi, con il cappuccio del piumino in testa, è uscita dall'auto mentre all'interno il 59enne era avvolto dalle fiamme.


Le indagini dei militari hanno permesso di arrivare ieri ad una 65enne albanese, portata in caserma per essere ascoltata come persona informata dei fatti. Dopo un breve tentennamento, la donna, casalinga, avrebbe ammesso l'omicidio. "L'ho fatto perché ero vessata, non ce la facevo più", avrebbe riferito agli inquirenti. Sembra che tra i due, in passato, ci sia stata una relazione. Il movente a sfondo passionale è la pista preferita dagli inquirenti, ma le altre ipotesi non sono ancora del tutto escluse.
 
Si attende di saperne ancora di più proprio dalla 65enne, una volta che sarà il sostituto procuratore, Antonia Giammaria, ad interrogarla. Forse già oggi. Per adesso la donna è in stato di fermo nel carcere di Civitavecchia, accusata di omicidio volontario e tentata distruzione di cadavere. Tra i due, oltre che in passato, ci sarebbero stati contatti anche nei giorni precedenti, secondo le risultanze dei tabulati telefonici. La 65enne avrebbe dapprima colpito Valentini alla gola con il coltello (colpo mortale), per poi provare a bruciarne il corpo (solo l'addome sarebbe stato avvolto dalle fiamme).


LE PROVE - La donna ha condotto i militari anche alla presunta arma del delitto, un coltello con una lama di dieci cm che avrebbe ripulito e nascosto nell'abitacolo del furgone, tra gli attrezzi da lavoro. Degli indumenti indossati, invece, la donna avrebbe provato a disfarsi nel tragitto per tornare a casa, a Ladispoli. L'arma e gli indumenti sono stati sequestrati dal Nucleo Investigativo di Ostia, che ha inoltre rilevato, nel corso degli accertamenti effettuati sul mezzo, ulteriori tracce che dovranno essere sottoposte ad esami di laboratorio. Corrado Valentini si era da anni trasferito nella zona di Ponte Galeria: a Montorio lascia una famiglia numerosa, oltre a moglie, che ne aveva denunciato la scomparsa, e due figli alle porte di Roma. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero