Omicidio dell'architetto Albi al bar: arrestati killer e mandante

Omicidio dell'architetto Albi al bar: arrestati killer e mandanti
PESCARA - Una missione finanziata e non portata a termine sarebbe all’origine dell’omicidio dell’architetto pescarese Walter Albi, avvenuto a Pescara il primo...

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PESCARA - Una missione finanziata e non portata a termine sarebbe all’origine dell’omicidio dell’architetto pescarese Walter Albi, avvenuto a Pescara il primo agosto 2022, nello spazio esterno di un bar lungo la cosiddetta Strada Parco.

Un episodio che svela un’inquietante infiltrazione in Abruzzo della ‘Ndrina Ursino di Locri, in provincia di Reggio Calabria.

A sei mesi da quell’omicidio, gli inquirenti e gli investigatori hanno chiuso il cerchio. Sarebbe stato Natale Ursino, originario di Locri ma residente nel Teramano, arrestato all’aeroporto di Roma Fiumicino, a ordinare l’omicidio di Albi.

Secondo quanto riferito in conferenza stampa dal procuratore capo di Pescara Giuseppe Bellelli, Albi, in possesso di una patente nautica, avrebbe dovuto occuparsi di un viaggio transoceanico dal Sud America con un carico, si presume, di cocaina. Incarico per il quale sarebbe stato pagato profumatamente.

L’impegno non sarebbe però stato mantenuto e questo avrebbe portato alla “sentenza” di condanna eseguita, secondo la Procura, da Cosimo Nobile, detto Mimmo, pluripregiudicato pescarese. Sarebbe lui ad aver premuto il grilletto anche contro Luca Cavallito, con il quale i rapporti si erano bruscamente interrotti mesi prima.

L’ex calciatore 49enne, sopravvissuto all’agguato, doveva infatti scontare la “colpa” di aver fatto conoscere Ursino a Albi, che era alla ricerca di finanziamenti per diversi progetti imprenditoriali, ma era ritenuto dal pregiudicato calabrese assolutamente inaffidabile e per questo da eliminare. Quel pomeriggio del primo agosto Albi e Cavallito stavano aspettando al bar Natale Ursino, ma si trattava di una trappola. Gli inquirenti sono giunti a questa conclusione leggendo i messaggi scambiati fra i tre. «Sì, sto arrivando» avrebbe risposto Ursino il quale, però, era in realtà molto lontano da lì.

Al suo posto arrivò il killer intorno alle 19 in scooter; fece fuoco uccidendo Albi e ferendo gravemente Cavallito. Dalle informazioni raccolte sui due cellulari sequestrati sul luogo del delitto, da diverse intercettazioni, ma soprattutto grazie alle dichiarazioni di Cavallito, gli uomini della squadra mobile hanno chiuso il cerchio, giungendo agli arresti di oggi. Fondamentale anche il ritrovamento dello scooter e del casco, ma ancor più l’individuazione dell’arma: dalla matrice sul castello della pistola è risaliti all’arma rubata a una guardia giurata in una rapina all’Agroalimentare di Cepagatti l’11 luglio 2022. Tutti elementi probanti delle responsabilità di Nobile.

A consentire l’individuazione, invece, di Natale Ursino come mandante, ci sono i messaggi, anche vocali, rintracciati sui dispositivi mobili sequestrati. L’aspetto ritenuto particolarmente grave e per il quale dell’inchiesta è stata informata anche la Dda, è il legame negli affari tra la ‘Ndrangheta e un certo ambiente pescarese.

Il procuratore capo Bellelli, affiancato dai sostituti Mantini e Di Giovanni, dal questore Liguori e dal capo della Mobile Di Frischia, ha parlato di metodi investigativi tradizionali che sono risultati estremamente efficaci, rispetto a un contesto criminale che deve comunque fare alzare ancor di più la guardia, visto il livello delle persone coinvolte.

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Il Messaggero