Rimuove la fotografia di Mussolini, Facebook condannato a pagare 15mila euro di risarcimento

Per la rimozione di alcuni post e il blocco temporaneo del suo account, il Tribunale civile di Chieti ha condannato Facebook a risarcire i danni per 15.000 euro (e a pagare le...

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Per la rimozione di alcuni post e il blocco temporaneo del suo account, il Tribunale civile di Chieti ha condannato Facebook a risarcire i danni per 15.000 euro (e a pagare le spese legali) all'avvocato Gianni Correggiari di Chieti che si era visto rimuovere per mancato rispetto degli standard della comunità, una fotografia di Benito Mussolini in occasione del suo compleanno e una fotografia della bandiera della Repubblica sociale Italiana.


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Inoltre, aveva subito la sospensione dell'utilizzo del suo account anche per un post che ricordava la figura di un pilota di guerra e le circostanze della sua tragica morte, per un' immagine del Duce con la scritta Viva Mussolini e per un commento ad una pagina altrui in tema di bullismo e intimidazione.

Correggiari, assistito dall'avvocato Antonio Pimpini, nel ricorso ha addotto l'inadempimento contrattuale da parte di Facebook che, da parte sua, ha reso eccezione riconvenzionale di inadempimento altrui. Dunque la controversia, come si chiarisce nell'ordinanza del giudice Nicola Valletta, è soltanto in ordine alla corretta prestazione e alla corretta fruizione di un servizio che un imprenditore rende in forza di titolo negoziale contrattuale. Tutte queste condotte, si legge nell'ordinanza con riferimento ai primi quattro fatti, non concretano la violazione di standard viceversa addotta dalla parte convenuta, ma esercizio del diritto costituzionale fondamentale di libertà di manifestazione del pensiero, avvenuto in modalità improntate a continenza e insuscettive di limitazione.

Sul piano squisitamente giuridico (e in tale limitato ambito), legge ancora nell'ordinanza, Benito Mussolini è stato Capo di governo dello stato italiano e come tale è stato riconosciuto nella comunità giuridica internazionale e, fatto storico,non è stato oggetto, come persona fisica, di alcuna sentenza di condanna per attività illecite (la decisione della sua fucilazione non è certo ascrivibile a rango di pronuncia giurisdizionale, nemmeno di autorità di fatto), le sue condotte non sono state ritenute difformi dal diritto internazionale dell’epoca, sia generale sia pattizio. La bandiera della Rsi è propria di un soggetto che non ha trovato ovviamente riconoscimento nel diritto internazionale pattizio, ma che tale (cioè soggetto giuridico di diritto internazionale) si è manifestato nel diritto internazionale generale, come noto connotato dalla effettività della sovranità, nel caso specie,ahimè, esistente.

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Il Messaggero