Morto Paolino, l'ultimo pastore della Maiella. Raccontò in un libro i segreti della montagna

Morto Paolino, l'ultimo pastore della Maiella. Raccontò in un libro i segreti della montagna
Una vita in montagna e per la montagna, pastore dall’età di dodici anni, Paolo Sanelli, per tutti Paolino, il pastore della Maiella, è scomparso nei giorni...

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Una vita in montagna e per la montagna, pastore dall’età di dodici anni, Paolo Sanelli, per tutti Paolino, il pastore della Maiella, è scomparso nei giorni scorsi. Generoso di racconti e di sorrisi era possibile incontrarlo, seduto al sole, sulla panchina di Pietrantica a Decontra di Caramanico dov’era nato nel 1926. Dal paese aveva visto scorrere gli anni difficili della seconda guerra mondiale, dando cibo e rifugio ai prigionieri inglesi in fuga oltre la linea Gustav. Aveva patito il freddo degli inverni innevati e sofferto la povertà. Quando tutti lasciavano il paese, negli anni del dopoguerra, rapiti dalla speranza di benessere dell’ondata migratoria, aveva provato anche lui a partire. Ma dopo tre mesi in Inghilterra aveva deciso di tornare sulla sua montagna; tanto accogliente ed amata da raccontarla, nel 2001, allo scrittore Marco Manilla. Ne venne fuori un libro, edito dal Menabò, “I miei sogni sulla Maiella” che è una vera e propria dichiarazione d’amore per la Montagna Madre.

Episodi dell’infanzia, storie di pecore e lupi, i lavori nei campi, il corteggiamento e il matrimonio, l’emigrazione in Inghilterra. E ancora gli eremi, i rimedi della medicina popolare, l’alimentazione contadina. “La Maiella ci ha insegnato tante cose, a pascolare le greggi, le capre, le vacche, i cavalli e gli asini. Ci ha insegnato ad ascoltare tutti i rumori della natura che ci danno tanta gioia. La Maiella ci ha insegnato a visitare gli eremi, ci ha dato tanta legna e ce la darà per l’eternità. La Maiella ci ha insegnato a proteggere i fiori, le stelle alpine, gli uccelli e le rondini che sono dei gioielli», racconta Paolino Sanelli nel suo libro.

Lontano dallo stereotipo del pastore burbero e solitario nonno Paolino ha rappresentato un punto di riferimento non solo per la sua famiglia (tanto che uno dei suoi figlio Camillo, profondo conoscitore della montagna e maestro di sci, gestisce con la moglie Marisa il bioagriturismo Pietrantica di Caramanico Terme) ma anche per la sua comunità. «Fu felicissimo, quando gli consegnammo come Amministrazione una benemerenza civica – dice» ex sindaco di Caramanico Terme – in occasione della festa della Montagna. Paolino aveva un grande dono, sapeva raccontare storie e lo sempre fatto con grande disponibilità verso tutti. Con l’esempio prima e poi anche grazie alle pagine del libro – ha detto ancora Angelucci - ha raccontato non solo le difficoltà dell’emigrazione e il suo forte attaccamento al paese, alla Maiella, alla valle dell’Orfento, ma anche e soprattutto l’importanza di tornare a una vita semplice. Quella che sa trovare nella quotidianità occasioni di felicità».

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Il Messaggero