Mattarella in visita ai laboratori sotto il Gran Sasso

Mattarella in visita ai laboratori sotto il Gran Sasso
Non è solo un omaggio all'Abruzzo, a una eccellenza della ricerca mondiale che l'Italia ospita con orgoglio nel cuore dell'Appennino. La visita del presidente...

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Non è solo un omaggio all'Abruzzo, a una eccellenza della ricerca mondiale che l'Italia ospita con orgoglio nel cuore dell'Appennino. La visita del presidente Sergio Mattarella ai Laboratori di Fisica nucleare del Gran Sasso, prevista per lunedì 15, sembra suonare soprattutto come un monito. E' come se il Quirinale abbia voluto mettere la parola fine sulle polemiche e le "ombre" che ambientalisti, forze politiche, organi di informazione, hanno sollevato attorno ai misteri custoditi nelle viscere della grande montagna. Il mistero dell'acqua inquinata, che alcuni mesi fa ha allarmato il Teramano; le voci su pericolosissimi esperimenti condotti in quei laboratori con materiale altamente radioattivo, smentite dagli stessi scienziati dell'Infn.


Ufficialmente la visita di Mattarella è legata alla celebrazione dei 30 anni di attività scientifica dei laboratori, evento che si aprirà alle 11 di lunedì con il saluto delle autorità, gli interventi di Fernando Ferroni, presidente dell'Infn; di Stefano Ragazzi, direttore dei Lngs; del padre dei laboratori, Antonino Zichichi e del premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia. Cerimonia breve e molto protetta dall'esterno: l'accesso alla Sala Fermi sarà consentito unicamente dalle 9 alle 9,45. Consentiti non più di 2 accrediti alle testate giornalistiche. Perché tanti misteri e riservatezza? I Laboratori di Fisica nucleare del Gran Sasso, dove si alternano scienziati di tutto il mondo, sono impegnati da anni nella ricerca che potrebbe svelare le origini della vita: scoprire di cosa è composta la materia oscura. Si tratta di quel lato invisibile dell'Universo che nessuno è mai riuscito sino ad oggi a rilevare perché non produce radiazioni. Una fonte di energia di cui è nota l'esistenza ma non la sua composizione. Nelle viscere del Gran Sasso si sta lavorando a questo, ma tanta riservatezza non è legata solo a ragioni scientifiche: la stessa ricerca è condotta contemporaneamente nei laboratori degli Stati Uniti, qualcosa che ricorda la corsa allo spazio durante la Guerra fredda: chi arriva primo mette le mani su una scoperta cosmica. E l'Italia ci tiene a piantare per prima quella bandiera tra le stelle.
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Il Messaggero