Covid, malati derubati in corsia. I familiari manifestano: «Prendete gli sciacalli»

Covid, malati derubati in corsia. I familiari manifestano: «Prendete gli sciacalli»
Ladri di ricordi, sciacalli di affetti nelle stanze della sofferenza. Rubano negli ospedali a degenti stremati dal Covid-19 o da altre gravi patologie, privando i familiari del...

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Ladri di ricordi, sciacalli di affetti nelle stanze della sofferenza. Rubano negli ospedali a degenti stremati dal Covid-19 o da altre gravi patologie, privando i familiari del sollievo di custodire per sempre oggetti di scarso peso materiale ma dall’inestimabile valore emotivo. La pandemia ha acuito il fenomeno dei furti nei nosocomi, favoriti dal divieto di assistenza ai malati da parte delle persone care. I familiari che ieri hanno protestato in Piazza Unione a Pescara mostrando lo striscione "Basta ai ladri di dignità", hanno unito le forze per evitare che in futuro altri avvoltoi infieriscano sui pochi averi di persone inermi.

Simona Sperinteo ha dato il via alla catena di dolore e rabbia. Con le lacrime agli occhi racconta il calvario di suo padre Giuseppe, ricoverato lil 30 dicembre in Oncologia a Pescara, trasferito nelle corsie del Covid-19 dopo aver contratto il virus che lo ha ucciso il 12 gennaio: «Ho visto visto entrare papà in sala operatoria con catenina e ciondolo d’oro al collo ed uscire senza. Ho subito chiesto di riavere il monile ma nessuno ha saputo dirmi dove fosse, poi mi sono accorta che erano spariti anche 5 euro nascosti in una scatola di medicine dentro un borsone. Alle mie insistenze per riavere il maltolto, mi sono sentita rispondere che dovevo smetterla di insinuare. Ho inoltrato denuncia ai carabinieri ed attendo risposte. Le vittime di furti in ospedale sono tante e non solo a Pescara, ma non c’è mai nessuno che paga».

Anche Luciano Andreoli ha denunciato la scomparsa degli effetti personali di sua moglie Marisa, deceduta lo scorso 19 marzo al Santo Spirito a causa del Coronavirus,l'esposto è stato archiviato: «Le hanno portato via tutto quello che aveva - spiega con la voce rotta dal pianto- telefonino, soldi, bigiotteria, vestiti e perfino la sacca che li conteneva».

Anche Giovanni Di Girolamo, l’industriale tessile noto come Giòsport, è stato privato degli effetti personali prima di essere trasferito da Pescara a Popoli, dove è morto a causa del Covid-19: «Gli hanno rubato una catena d’oro e 40 euro in contanti dalla tasca dei pantaloni - accusa il fratello Dario - il gioiello si era rotto mentre glie lo toglievano dal collo, prima di un esame. Giovanni mi aveva raccontato l’accaduto in un messaggio chiedendomi di recuperare l’oggetto che è invece sparito. Ho chiesto al reparto di risalire al possibile autore tramite un riscontro dei turni di lavoro ma mi è stato risposto che, in assenza di flagranza di reato, non si può fare nulla».

Anche un’altra famiglia partecipa al sit-in, ma vuole restare anonima. Reclama la fede nuziale di una paziente deceduta nella Divisione di Oncologia nel febbraio 2020. Il vice presidente del consiglio regionale Domenico Pettinari si fa portavoce di questa nuova categoria di vittime: «Già in passato avevo segnalato un caso analogo all’assessore regionale alla Sanità Verì, ora torno a chiedere a lei ed al presidente Marsilio di avviare un’indagine interna per capire cosa sia accaduto. Propongo anche un risarcimento danni per queste persone che hanno bisogno di sentire le istituzioni dalla loro parte. Dobbiamo provare a dare un sollievo, morale o economico, ai familiari di chi è deceduto in una struttura pubblica che dovrebbe avere come primo obiettivo la cura e la dignità del paziente».

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Il Messaggero