Luca Spoto sparì nel nulla 16 anni fa a Roma, dichiarata la morte presunta

Luca Spoto Luca Spoto sparì nel nulla 16 anni fa a Roma, dichiarata la morte presunta
La sentenza del tribunale ordinario di Chieti è stata emessa lo scorso 7 aprile, il giorno successivo Luca Spoto avrebbe compiuto 39 anni. Su richiesta dell’avvocato...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La sentenza del tribunale ordinario di Chieti è stata emessa lo scorso 7 aprile, il giorno successivo Luca Spoto avrebbe compiuto 39 anni. Su richiesta dell’avvocato Marco Cozza, legale della famiglia, i magistrati Gianluca Falco, Marcello Cozzolino ed Enrico Colagreco hanno dichiarato la morte presunta dello studente di Francavilla al Mare che nel 2004 si

allontanò dalla sua abitazione romana svanendo per sempre nel nulla.

Da qualche anno il ragazzo si era trasferito a Roma, a casa della nonna, per frequentare la facoltà di Scienze della Comunicazione. Era la mattina del primo aprile quando Luca salutò l’anziana per andare a lezione all’università. Sembrava un giorno come tanti ma, diversamente dal solito, il giovane non portò con sé il cellulare né i documenti, lasciò nell’appartamento due biglietti indirizzati ai genitori ed alla fidanzata nei quali confessava di non riuscire più a vivere. A notarli dopo diverse ore fu la nonna, preoccupata dalla lunga assenza del nipote. Le ricerche dei Carabinieri e gli appelli lanciati dagli studi della trasmissione Rai “Chi l’ha visto?” non ebbero esito, a parte una segnalazione della presenza del ragazzo a Londra, rivelatasi poi infondata.

L’ipotesi del suicidio fu presto rafforzata dalla scoperta del reale curriculum universitario dello studente, ben diverso da quello brillante che egli stesso descriveva ai familiari. Qualche mese prima della scomparsa, inoltre, Spoto aveva dovuto rinunciare alla pratica del calcio a seguito di un infortunio. L'associazione Penelope per la ricerca di persone scomparse ha costantemente seguito il caso: «Quello del 23enne di Francavilla al Mare è stato sempre considerato un allontanamento volontario - dice la presidente per l'Abruzzo Alessia Natali- presumibilmente indotto dal dispiacere di aver abbandonato il suo sport preferito, dai sensi di colpa per aver mentito ai genitori sugli studi, fattori che possono aver gettato Luca in uno stato di prostrazione psicologica in cui non ha individuato via di uscita. Nessuno dei suoi comportamenti, in famiglia, con la ragazza o gli amici, aveva comunque lasciato intuire difficoltà esistenziali così gravi».


Il corpo di Spoto non è stato mai recuperato, vano anche il confronto dei profili genetici con il Dna di cadaveri senza identità trovati in tutte le zone d'Italia e la comparazione con i dati della banca del Ministero della Giustizia sulla popolazione dei detenuti nei penitenziari italiani: «Nelle ricerche di Luca Spoto è stato fatto tutto il possibile - continua la Natali- se si è persa ogni traccia del giovane è anche a causa delle scarse strumentazioni tecnologiche a disposizione degli inquirenti sedici anni fa, oggi sarebbe forse tutto diverso. I signori Spoto non smetteranno mai di sperare di ritrovare in vita il loro figlio, hanno atteso ben oltre i termini consentiti dalla legge, prima di chiedere la dichiarazione di morte presunta, ma la pratica era diventata necessaria per questioni burocratiche e di eredità». Giuseppe e Daniela Spoto, docenti in pensione dell’Università "G. D’Annunzio", vivono tuttora a Francavilla al Mare dove abitano anche il loro primogenito Carmelo, sua moglie ed il loro figlio Luca che porta il nome dello zio mai conosciuto.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero