Long Covid, quel malessere continuo che mette ko i negativizzati

Pierluigi Tarquini Long Covid, quel malessere che mette ko i negativizzati
Long Covid, cioè a quei sintomi che restano dopo il virus. Mal di schiena e di testa, stanchezza, insonnia, problemi gastrointestinali, tachicardia, problemi respiratori e...

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Long Covid, cioè a quei sintomi che restano dopo il virus. Mal di schiena e di testa, stanchezza, insonnia, problemi gastrointestinali, tachicardia, problemi respiratori e depressivi. L’ex primario di malattie infettive del Mazzini di Teramo, Pierluigi Tarquini (ora attivo in alcuni centri medici della provincia), ha in cura 10 pazienti: ha intenzione di mettere condividere la sua esperienza con studi e ricerche epidemiologiche sul campo. «Dal mio personale osservatorio – spiega Tarquini – ho notato che i sintomi perseverano fino a 12 settimane dalla guarigione e riguardano un 10% dei casi (secondo la rivista Jama il 30%), mentre altri fino a tre settimane. Non necessariamente sono pazienti gravi, la cosa particolare è che possono aver contratto un’infezione moderata oppure curati a domicilio».

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I sintomi non si discostano da quelli già noti: «Oltre a questi c’è soprattutto la brain fog, la nebbia cerebrale, una sorta di debolezza cerebrale. Ho parlato con chi l’ha avuta ed è abbastanza invalidante perché impedisce di svolgere i soliti compiti, ad esempio se si guida l’auto in un percorso lungo si rischia di addormentarsi. Però i sintomi a lungo termine sono ancora sconosciuti: la gente si preoccupa più degli effetti collaterali del vaccino mentre c’è un mistero da svelare. Ed è preoccupante».

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E qual è il rimedio? «La risposta non è semplice: per poter curare qualcuno devi sapere il tuo obiettivo, ma qui non lo si conosce». Intanto si va ad esclusione, che ad esempio non vi siano problemi cardiaci, pertanto vengono fatte analisi del sangue, un elettrocardiogramma; oppure che non vi sia anche un’anemia. «E se poi insorgono problemi respiratori si va ad indagare i polmoni, richiedendo la spirometria». Poi c’è una parte di terapia «in cui la ripresa delle attività deve essere molto graduale, ad esempio l’esercizio fisico deve essere svolto anche aiutandosi col pilates». Si consiglia, per un ritorno alla normalità respiratoria, anche l’uso di spirometri incentivanti: «Nei casi più gravi ci si può affidare al fisioterapista esperto di riabilitazione polmonare».
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Il Messaggero