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Muove i passi più importanti attraverso l'incidente probatorio l'ennesima delicata inchiesta che vede coinvolto un minore per fare in modo che i suoi ricordi rimangano nitidi e non subiscano interferenze esterne. È quanto accaduto, ieri, nell'aula protetta del tribunale di Teramo, dov'è stato ascoltato un bambino di appena 5 anni che a casa avrebbe raccontato alla mamma che i lividi al collo glieli avrebbe procurati la maestra, stringendolo con le mani.
Quel racconto risale a qualche mese dopo l'inizio dell'anno scolastico che sta per terminare. Il bimbo frequenta una scuola dell'infanzia nel teramano ed era all'incirca ottobre o novembre quando tutto è cominciato. Non è stato lui a raccontare spontaneamente a casa quello che potrebbe essere successo in classe o forse in qualche altro ambiente scolastico, ma è stata la mamma, mentre si trovavano a casa, a notare degli strani ed insoliti lividi sul collo del figlio. Alla domanda della mamma su come se li fosse procurati, in realtà, il bambino nell'immediatezza non avrebbe indicato la sua maestra, ma avrebbe solo dato spiegazioni per cui i genitori si sono subito allarmati e rivolti al dirigente scolastico. È stato solo successivamente che il piccolo sarebbe riuscito a raccontare e a parlare delle «mani al collo».
A denunciare l'accaduto non sono stati i genitori, ma lo stesso dirigente scolastico che ha così fatto scattare l'inchiesta della magistratura (titolare del fascicolo è la pm Enrica Medori) con l'insegnante indagata per abuso di mezzi di correzione (suoi difensori sono gli avvocati Gennaro Lettieri e Renzo Di Sabatino). Chi, invece, assiste la famiglia del bambino è l'avvocata Valeria De Berardis, che dice: «Il nostro intendo è quello di capire e non ledere l'insegnante».
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Il Messaggero