Lavoro, ecco i mestieri che i giovani non vogliono più fare: addio a baristi e operai, boom di influencer e calciatori

Tra le altre figure mancanti, anche autisti dei bus, parrucchieri, saldatori e camerieri

Lavoro, ecco i mestieri che i giovani non vogliono più fare: addio a baristi e operai, boom di influencer e calciatori
Mancano autisti di bus, camerieri, parrucchieri, saldatori, baristi, operai. Aumentano le dimissioni volontarie nelle aziende. Non si trovano addetti nemmeno per lavanderie e...

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Mancano autisti di bus, camerieri, parrucchieri, saldatori, baristi, operai. Aumentano le dimissioni volontarie nelle aziende. Non si trovano addetti nemmeno per lavanderie e perfino per il McDonald’s di recente apertura. Quella del personale sta diventando una sorta di piaga epocale per imprenditori, artigiani e commercianti. «È diventata una questione sociale forte» ammette Tania Patragnoni di Imperfetto Parrucchieri. Non si riesce ancora ad aprire nuove attività appunto per questo motivo.

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IL SERVIZIO

Ai tavolini dei bar, soprattutto il sabato e la domenica, si è costretti ad attendere minuti e minuti prima di avere il servizio. Imprenditori che vogliono estendere la produzione non possono farlo e sono costretti ad aumentare gli straordinari. C'è chi tira in ballo l’educazione familiare che zoppica, come nel caso del pasticciere di Vanilla, Davide Calvarese: «Non c’è più quella fame che ha contraddistinto la mia generazione». Italo Ferrante (della Dmp Elettronics srl), ditta che esporta rubinetti a Dubai, non riesce a trovare saldatori per circuiti elettrici «se non anziani, oppure giovani appena usciti da scuola e senza formazione. Non vogliono imparare il mestiere: oggigiorno tutti anelano a diventare influencer o calciatore mentre i miei colleghi non riescono ad allargare le loro attività». Le cause che portano all’aggravamento del fenomeno sono senza dubbio da addebitare a svariati fattori: inverno demografico, migrazione giovanile, difficoltà di un rimpiazzo di extracomunitari in certi ambiti («non conoscono bene la lingua», sostengono alcuni baristi che mettono sotto accusa anche i bonus che recepiscono), salari bassi («anche se imperversano i fuori busta», ammette un commerciante), ma soprattutto i riflessi del Covid che hanno colpito molti giovani dal lato psicologico sulle loro scelte di vita. Da un bar del centro si fa sapere che capita sempre più spesso di lavoratori che mandano i certificati di malattia il sabato e il lavoro così non si riesce più a gestire. Patragnoni punta il dito, come fanno diversi altri colleghi parrucchieri, alla «mancanza di educazione che non viene impartita dalle famiglie».

I CURRICULUM

«Dove sono i giovani tra i 20 e 30 anni? Non li trovo più. È diventata ormai una questione sociale. La prima cosa che i ragazzi ti chiedono è: ma il sabato si lavora? Gli extracomunitari non si presentano e finora sono arrivati solo 2 curriculum in sei mesi, la situazione è drammatica» aggiunge l’imprenditrice Patrignoni che si dice propensa a un salario minimo. «Ho telefonato a tre pagine di contatti fornitemi dal Cpi, ma nessuno è disponibile. I giovani, non tutti, non hanno più fame, manca la voglia di diventare autonomi, io alla loro età ambivo a comprarmi un'auto e a essere indipendente. Sono disposta pure a pagare io, come già faccio, la formazione ma vedo che è difficile». Davide Calvarese spiega che «molti chiedono di lavorare part time in pasticceria, non accettano compromessi e non amano i turni spezzati: penso che molto dipenda dall’educazione data dalla famiglia, poi i social hanno amplificato il problema coi famigerati guadagni facili degli influencer. Ho notato pure che gli stranieri si stanno adeguando al modello italiano». Chiude Antonio Di Gialleonardo di Bike Storm: «Non riesco a trovare un meccanico di bici, vuol dire che limiterò la mia attività alla sola vendita senza fare tanta assistenza. Speriamo di trovarne uno».

 

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Il Messaggero