Lavoro, l'occupazione non riparte in Abruzzo

Lavoro, l'occupazione non riparte in Abruzzo
Negli ultimi 10 anni in Abruzzo i livelli di occupazione del 2008 non sono stati più raggiunti. La disoccupazione è salita costantemente, toccando la vetta nel 2015,...

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Negli ultimi 10 anni in Abruzzo i livelli di occupazione del 2008 non sono stati più raggiunti. La disoccupazione è salita costantemente, toccando la vetta nel 2015, con 74 mila persone in cerca di lavoro. A preoccupare maggiormente è il lavoro delle donne, che nella nostra Regione resta fermo, a differenza del resto d’Italia e quello di piccoli imprenditori, artigiani e liberi professionisti. E’ un Abruzzo a due velocità: le grandi aziende che trainano l’export e le piccole che fanno fatica, anche ad accedere al credito, quello che emerge dall’analisi elaborata dall’Aps “M. Ciancaglini” presentata ieri mattina a Pescara dal Segretario generale della Cisl Abruzzo Molise, Leo Malandra, e dal professore Giuseppe Mauro. «Secondo gli ultimi dati Istat, l’occupazione nei primi 6 mesi del 2017 – commenta Malandra – resta ancora indietro ai valori dello scorso anno e molto lontana da quelli del 2008. Eppure il mercato dà segnali di dinamicità: sale l’occupazione nell’industria, che sembra guidare la ripresa, anche se tutti gli altri settori produttivi restano indietro».


Soffre in particolare il lavoro autonomo, indipendente, mentre va meglio il lavoro dipendente. Lo dice l’Osservatorio Inps: tra gennaio e agosto hanno preso il via quasi 120 mila nuovi rapporti di lavoro, 21 mila in più rispetto allo stesso periodo del 2016. «Ma – continua Malandra – è il contratto a termine e stagionale che cresce in modo straordinario e trascina con sé tutte le altre tipologie contrattuali. Anche per i prossimi 2 mesi le nuove assunzioni saranno soprattutto a termine (lo rileva il Rapporto Excelsior) e solo un contratto su 4 verrà stipulato a tempo indeterminato». Il sistema economico purtroppo continua a rallentare. Le stime elaborate dallo Svimez indicano, nel 2016, un indebolimento del Pil dello 0,2%. «Crescono poco le imprese – rimarca il professor Mauro –, si fermano quelle artigiane. Sale la sofferenza, testimoniata dalle crisi congiunturali in aumento (cassa integrazione ordinaria) e da quelle strutturali (straordinaria) che non si attenuano. Insomma, se da una parte il sistema produttivo abruzzese riesce ad agganciare la ripresa con le medie e grandi imprese, dall’altra ha forti difficoltà con le piccole aziende, soprattutto artigianali, che, a causa della bassa domanda interna, non sono capaci di rispondere ai colpi della crisi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero