L'Aquila, truffa da 2,2 milioni euro a condominio Lucoli: pesanti condanne

Nella foto il condominio Prato Lonaro di Lucoli
L'AQUILA - Centodieci condomini costretti a tirare fuori dalla proprie tasche la somma di 650mila euro per poter rientrare nelle loro abitazioni ristrutturate con certificati...

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L'AQUILA - Centodieci condomini costretti a tirare fuori dalla proprie tasche la somma di 650mila euro per poter rientrare nelle loro abitazioni ristrutturate con certificati falsi e materiale incerto, tra cui il ferro, nonostante i 2,2 milioni di euro stanziati dallo Stato. Con sei condanne e due assoluzioni il Tribunale ha definito lo scandalo della ricostruzione del condominio “Hc Prato Lonaro” a Lucoli, sul quale si sarebbe annidata la colossale truffa.


In particolare con l’accusa di truffa ai danni dello Stato e falso sono stati condannati a 3 anni di reclusione, il rappresentante della ditta appaltatrice, Michelino Duraccio, Giulio De Martino, rappresentante della ditta subappaltatrice e fornitrice dei materiali e Ulderico Perrone, direttore dei lavori, quest’ultimo a 3 anni e mezzo di reclusione. Avrebbero predisposto falsi certificati in relazione all’origine dei materiali utilizzati e sulla regolare esecuzione dei lavori di rinforzo.

Sempre per truffa e falso sono stati condannati l’amministratore del condominio Claudio Sacchi e i condirettori dei lavori non strutturali, Biagio Abruzzese e Luigi Afeltra tutti alla pena di due anni di reclusione. Costoro a vario titolo erano accusati di aver prodotto al Genio civile del Comune di Lucoli documenti in cui si attestava (falsamente) il rispetto delle norme vigenti, compreso quello del raggiungimento della soglia di stabilità minima del 60 per cento attraverso l’installazione di strutture portanti antisismiche.

Assolto dall’accusa di abuso d’ufficio il responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Lucoli Emidio Ammannito e l’imprenditore aquilano, Carmine D’Alessandro, (assistito dall’avvocato Luca Ercole) accusato di aver contabilizzato delle fatture per operazioni inesistenti relative all’acquisto di materiali ferrosi. Il Tribunale ha anche disposto la confisca del profitto (2 milioni di euro) oltre alle singole somme introitate dagli imputati, che rischiano il sequestro anche dei beni. Le parti civili sono state rappresentate dagli avvocati Marco Colantoni e Francesco Salimbeni per i quali la battaglia legale è tutt’altro che chiusa.


La difesa dell'imprenditore Carmine D'Alessandro (rappresentata dall’avvocato Luca Ercole) del Foro di L'Aquila ha dimostrato che non vi era alcuna correlazione fra i ferri non certificati utilizzati nelle ricostruzione del condominio Prato Lonaro e quelli oggetto delle fatture del proprio assistito ed anzi il Tribunale ha ritenuto insussistente proprio la contestazione della fatturazione inesistente in capo allo stesso, pronunciando una sentenza assolutoria in favore del noto imprenditore con la formula il fatto non sussiste. 
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Il Messaggero