L’AQUILA - Saranno gli ultimi a riaprire il 1 giugno anche se le parole dell’assessore Febbo fanno intravedere la possibilità di poterlo fare prima. Sono i...
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”La salute al primo posto - dice Alberico D’Alessandro - molti di noi sono già pronti per le nuove norme. A livello economico é un disastro e in futuro lavoreremo con meno clienti e turni più lunghi. Le spese raddoppieranno, io già ero organizzato con dei macchinari e con delle pareti in plexiglas ma serviranno altre cose per gli ambienti. Tre mesi di fermo sono pesanti. I parrucchieri sono lavoratori, non sono una categoria di élite. Ho dipendenti che ho messo in cassa integrazione anticipandola perchè ancora non arriva”.
”Se il sacrificio va fatto lo facciamo - spiega Alessandro Conversi - la salute prima di tutto ma non si guadagna e le spese ci sono. Il lavoro va riorganizzato, sono fortunato perché ho un locale ampio e già prima della chiusura si erano fatte delle cose. Ma ho paura che diventi uno stillicidio, dovremmo fornire dispositivi di protezione a clienti e dipendenti, la spesa sarà esagerata”.
È ottimista Giuseppe Leonetti. “Il problema è soggettivo. Ogni salone ha le sue difficoltà di natura economica e gestionale. Il danno economico c’è e ci sono le spese ma tutto dipende da come sta l’azienda. Ho sempre lavorato senza assembramento e con un sistema gestionale su cui ho investito che si rivelerà buono alla riapertura. Ci saranno costi in più ma sono fiducioso, lavoreremo con meno clienti e più ore ma mancano le linee guida per pianificare lavoro e turni. Il problema sarà più forte per i saloni piccoli. Per la cassa integrazione ci sono ritardi, sto vedendo come anticipare”.
Da un’altra parrucchiera un monito. “La battaglia - dice Valentina Copersino - deve essere la lotta agli abusivi. Chiedo ai colleghi di essere uniti e segnalare”.
“Sono un ottimista preoccupato - così Christian D’Antonio - ho 4 collaboratori e voglio garantirmi e garantirli. Spero ci aiutino per far sì che tutto questo vada avanti anche con le difficoltà che ci saranno. Ora aiuto a distanza e con un messaggio positivo: con i capelli lunghi si può stare, col virus si può morire, più stiamo a casa prima riusciremo ad aprire”.
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Il Messaggero