L'Aquila, pagamenti alla Palomar: prosciolto l'ex sindaco Cialente

L'Aquila, pagamenti alla Palomar: prosciolto l'ex sindaco Cialente
L’ex sindaco Pd dell'Aquila Massimo Cialente e il funzionario comunale Fabrizio De Carolis sono stati prosciolti in relazione ad una delle accuse di induzione...

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L’ex sindaco Pd dell'Aquila Massimo Cialente e il funzionario comunale Fabrizio De Carolis sono stati prosciolti in relazione ad una delle accuse di induzione indebita, relativa al pagamento di alcuni Sal all’impresa Palomar. La vicenda riguardava la realizzazione dei lavori di ricostruzione del condominio Cappelli, acquisito dalla ditta Palomar che era subentrata a Consta in seguito al fallimento dell’impresa. Secondo l’accusa l’ex primo cittadino avrebbe indotto il funzionario comunale Fabrizio De Carolis ad accelerare il pagamento di alcuni Sal come richiesto dagli avvocati di Palomar. Si trattava di centinaia di migliaia di euro che De Carolis, in effetti, liquidò, seppure l’Ufficio legale dell’ente avesse dato parere negativo e sebbene il legale del condominio Cappelli avesse diffidato il legale della società dall’avanzare richieste di pagamento in difetto dell’attestazione del pagamento dei subappaltatori.

Nel corso dell’udienza è stato portato all’attenzione come il Tribunale fallimentare di Padova avesse concesso il concordato preventivo alla Consta che aveva stipulato un contratto di affitto di ramo d’azienda con la Palomar, Tribunale che aveva autorizzato poi la stessa Consta a pagare subappaltatori e fornitori ammessi in prededuzione e garanzia, ovvero in equipollenza della autocertificazione dell’impossibilità a quel tempo del pagamento dei Sal. Di qui l’intervento di Cialente con invio dei legali della Palomar al dirigente De Carolis che aveva spiegato come il mancato pagamento del Sal fosse relativo ad un problema sul Durc poi sanato. «Si chiude oggi – ha detto l’avvocato Benedetti - l'ultimo processo dell'era Cialente, il sindaco della ricostruzione della città dell'Aquila, l'uomo nelle cui mani sono passati circa 7 miliardi di euro. Con questa ultima sentenza si è ribadita, se mai ce ne fosse stato bisogno, il valore dell"uomo e del politico e della sua condotta politica e personale specchiatissima ed autorevole».

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Il Messaggero