L’Aquila, farmaci e latte per il Venezuela

L’Aquila, farmaci e latte per il Venezuela
L’AQUILA - Si chiama “Il cuore d’Abruzzo per il Venezuela. La solidarietà non ha confini” l’iniziativa promossa da Comune, Afm, Roccaraso...

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L’AQUILA - Si chiama “Il cuore d’Abruzzo per il Venezuela. La solidarietà non ha confini” l’iniziativa promossa da Comune, Afm, Roccaraso Futura, Abruzzo Solidale, Veneitalia e Fondazione Abruzzo Solidale. Dal 13 al 25 aprile nelle farmacie comunali dell’Aquila e in alcune di Castel di Sangro, Rivisondoli, Roccaraso e Sulmona si potranno acquistare medicinali e latte in polvere per sostenere le attività dell’Opera di Don Orione in Venezuela. I centri in Venezuela sono due, a Barquisimeto e a Caraballeda dove gli abruzzesi sono molto presenti. Gianluca Scarnicci dell’Opera Don Orione ha raccontato delle difficoltà del popolo venezuelano. Mancano cibo, latte in polvere e medicinali. Manca tutto, per questo l’iniziativa di solidarietà ha un valore molto importante. Da poco l’Opera ha creato una nuova missione nell’area di Pacaraima, città del Brasile dove si ritrovano i profughi venezuelani in fuga. Alessandra Santangelo, amministratore di Afm, ha spiegato che le farmacie comunali saranno i punti di raccolta dove i cittadini potranno acquistare i beni che saranno donati poi al Venezuela. << Una impresa come la nostra - ha detto - ha un ruolo sociale rilevante sia nel nostro territorio che a sostegno di contesti geografici distanti dove la popolazione è in difficoltà >>. Il sindaco Pierluigi Biondi, nel sottolineare come la comunità venezuelana sia molto presente in città, ha ribadito che il popolo fu vicino agli aquilani nel terremoto. Ora è il momento di restituire. Il Comune già aveva intrapreso una iniziativa importante per mettere a disposizione per coloro che lasciano il paese degli alloggi del progetto case. I medicinali, una volta raccolti, passando per la Spagna arriveranno in Venezuela a sostegno di un popolo bello ed accogliente ma stregato da quella che si può definire una vera e propria guerra.
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Il Messaggero