Il giudice monocratico del Tribunale di Chieti Andrea Di Berardino ha condannato a tre anni di reclusione Paolo Crisante, 45 anni, il conducente dell'autobus urbano della...
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Secondo l'accusa l'autista al momento dell'incidente stava utilizzando un apparecchio telefonico che gli occupava le mani e inoltre non si era fermato per dare la precedenza al pedone. Per Crisante, accusato di omicidio stradale, il pm Giuseppe Falasca aveva chiesto tre anni e sei mesi: il giudice lo ha anche interdetto per cinque anni dai pubblici uffici e gli ha
revocato la patente.
Il fatto si verificò il 25 novembre del 2016. Secondo il pm Falasca fu colpa grave quella del conducente dell'autobus, che non permette di partire dal minimo edittale della pena prevista per l'omicidio stradale. La donna, infatti, fu travolta mentre era al centro della carreggiata, sulle strisce pedonali, mentre attraversava e in quel momento erano da escludere, secondo il
Pm, sia la scarsa illuminazione che la presenza di auto che possa aver celato il pedone alla vista dell'autista. Dalle immagini delle telecamere del bus è emerso in un frame la fonte
luminosa, probabilmente generata da un smartphone o da un tablet e che l'autista, che procedeva a meno di 30 chilometri orari, era distratto nella lettura. «Che fosse distratto é pacifico - ha detto il difensore dell'autista, l'avv. Vittorio Supino - ma sull'uso del telefonino al di là delle immagini non c'è certezza: il consulente non dice che stava al telefono». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero