PESCARA Sarà il grande assente sabato pomeriggio all’Adriatico. Un cartellino galeotto farà scattare la squalifica per la prossima partita, ma Carlo Mammarella...
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I colori biancazzurri sono sempre motivo d’interesse: “Anche il Pescara ha cambiato tanto, pur mantenendo un’ossatura importante dalla A – dice Mammarella – . Non va dimenticato che la squadra ha un’età media tra le più basse del campionato. Ci sono ragazzi del ’98 o del ’99, che Zeman sta facendo giocare con coraggio. Si sa che lui guarda al lavoro quotidiano e non alle storie dei giocatori. Sento dire che la squadra non riesce a giocare come vorrebbe il tecnico, ma la realtà è che durante le partite, spesso, capita di trovarsi di fronte a situazioni diverse da quelle preparate e si va in difficoltà. Anche a Bari, domenica scorsa, il Pescara è stato sempre in partita, punito da una punizione deviata. Gli è mancato qualcosa negli ultimi venti metri”. Una novità difficile da spiegare: una squadra di Zeman che fatica a costruire azioni da gol. “Sì, è strano in effetti. Ma il campionato è lungo. Se vinci due partite, cambia tutto e puoi risolvere qualsiasi problema. A noi è appena successo. Non credo che il Pescara si abbatterà per questo periodo negativo, come non lo ha fatto la Pro Vercelli. Durante un campionato lungo come la B, capitano periodi di calo fisico o mentale. Noi lo abbiamo vissuto all’inizio, magari il Pescara lo sta attraversando ora”.
La serie B senza padroni fino a qualche settimana fa, comincia a mostrare le sue gerarchie ai vertici: “Io sento allenatori piangere ogni settimana, non capisco da cosa si nascondano. Da anni non si vedeva un mercato estivo con tanti investimenti e club disposti a spendere. Palermo e Empoli ad esempio hanno investito tantissimo. Io voto Parma: Roberto (D’Aversa, ndc) è un grandissimo tecnico e sta iniziando a raccogliere i frutti di mesi di lavoro. Poi il Venezia: ha giocatori importanti, non è un caso che sia lassù. Questi club, con Frosinone e Bari, non si schioderanno facilmente dalle attuali posizioni”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero