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Gli amministratori locali di Leopoli invitano i cittadini a recarsi di notte nei rifugi, Nadia Ferinko, la giuliese di origini ucraine ripartita domenica scorsa, resta al capezzale della madre malata terminale. «Sì - dice - qui da noi non arrivano, per fortuna, né razzi né esplodono bombe ma i rumori da lontano si percepiscono e tutti, anche le famiglie vicine, viviamo nel terrore. Mia mamma nelle ultime ore è peggiorata, sta perdendo anche di lucidità e adesso è più difficile poterla assistere rispetto a quando ha i dolori. Oggi mi recherò in ospedale sperando che siano arrivate le fiale di morfina per lenire i dolori, spesso lancinanti, che colpiscono la mamma, non la prende da venerdì. È in arrivo un pacco dall’Italia».
Come sono i rapporti con i vicini? «C’è grande solidarietà tra di noi - continua Nadia - paure e drammi sono comuni. Fino a qualche giorno fa una mamma, il cui figlio diciottenne era partito per il fronte, ci invitava a pregare per lui, ieri ci ha detto che non serve più perché il figlio è morto. Molte famiglie fuggono e vanno in Romania, ma molti non sanno dove recarsi dopo. Per questo io e il mio compagno Nello Di Giacinto abbiamo messo a disposizione la nostra casa a Giulianova dove andrà una famiglia composta da genitori e due bambini e stiamo cercando soluzioni abitative per altri». Intanto è arrivata ieri la disponibilità di una docente del Saffo di Roseto che ci ha scritto: «Non saprei a chi far presente, in maniera incisiva, la mia disponibilità. Lo scrivo a voi. Se ci fosse necessità di ospitare un bambino o una famiglia ucraina in fuga dalle zone di guerra, contattatemi».
Il Messaggero