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Ragazza precipitata dal ponte in Abruzzo, è sempre più giallo sul contesto in cui è maturato il suicidio. Nel processo giunto ormai quasi alle battute finali sulla presunta induzione alla prostituzione minorile e pornografia minorile al giuliese Francesco Totaro ieri pomeriggio era previsto, ma è saltato il tanto atteso esame dell’imputato, che era assente per un impedimento personale. In realtà, così come tiene anche a precisare il suo legale, l’avvocata Donatella Tiberio, «l’esame comunque a questo punto non si sarebbe fatto perché non è ancora finita la lista dei testi di parte civile che tra l’altro, ieri, erano assenti pure loro».
Un processo che va avanti dal 2019 per fatti contestati a Totaro che risalgono ad un periodo compreso tra il 2013 e il 2014 quando le ragazze coinvolte, tra queste pure la 19enne di Tortoreto Giulia Di Sabatino precipitata in circostanze misteriose da un viadotto dell’A14 a settembre del 2015 la cui famiglia è l’unica che si è già costituita parte civile, erano ancora minorenni. Tra reticenze e mezzi racconti, sono state proprio quelle ragazze sentite in aula a parlare dei regali che Totaro faceva alle sue giovanissime amiche e i giri con la barca dello zio, all’epoca ormeggiata al porto di Giulianova e di cui lui aveva la disponibilità. E poi la richiesta di foto hard in cambio di denaro o soldi per avere con lui rapporti sessuali. Tutto, però, negato da loro nonostante la mole di file che gli investigatori hanno ritrovato e che l’imputato aveva tentato di cancellare nei sui dispositivi informatici dove si vedevano rapporti sessuali con quelle ragazze ancora minorenni.
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