Fu un suicidio sui binari ferroviari, come troppi purtroppo se ne contano, ma per quella morte potrebbero esserci dei responsabili. E, sempre nella prospettiva di quanto...
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Secondo l'imputazione il macchinista e i due operatori, provocavano la morte del giovane per colpa consistita in imprudenza, imperizia e negligenza. E in particolare per quanto riguarda i due operatori violando la norma di sicurezza in merito alla circolazione dei treni che impone, qualora si verifichi o venga segnalata l' indebita presenza di persone lungo la linea ferroviaria, di prescrivere la riduzione della velocità dei treni che in quel tratto avrebbe dovuto essere, in quel caso, di 30 chilometri orari, la cosiddetta marcia a vista. Secondo l'accusa, infatti, pur essendo stata debitamente e tempestivamente segnalata ai due operatori del Dco la presenza del giovane ortonese che camminava lungo la rete ferroviaria, con direzione da Francavilla al Mare verso sud, gli operatori omettevano di prescrivere la marcia a vista ai convogli ferroviari in transito e nella fattispecie a quel convoglio proveniente da Bari e diretto a Milano il cui conducente, giunto in prossimità del luogo in cui si è verificata la tragedia, non prestando sufficiente attenzione al tratto di strada ferrata che si trovava dinanzi al locomotore, non si avvedeva in tempo della presenza del giovane che, intenzionato a suicidarsi, si era sdraiato a terra appoggiando la testa sui binari.
Dunque, anche a causa della velocità più elevata rispetto a quella che sarebbe stata doverosa viste le circostanze, non riuscendo a bloccare il convoglio, il 24enne venne investito dal locomotore morendo all'istante. Fin qui la ricostruzione della Procura, basata fondamentalmente sulle registrazioni delle comunicazioni di quella mattina. La difesa, dinanzi al giudice dell'udienza preliminare che deve pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio, proverà a smontare l'accusa. A bordo di quel treno c'erano 150 viaggiatori, il suicidio destò una grande impressione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero