Furto della reliquia di papa Wojtyla, ladruncolo perdonato dopo la messa in prova

Furto della reliquia di papa Wojtyla, ladruncolo perdonato dopo la messa in prova
Dopo il perdono della Chiesa, è arrivato ieri quello della giustizia. Con la sentenza “non luogo a procedere per estinzione del reato” l’ultimo dei tre...

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Dopo il perdono della Chiesa, è arrivato ieri quello della giustizia. Con la sentenza “non luogo a procedere per estinzione del reato” l’ultimo dei tre ladruncoli dell’Aquila che nel gennaio del 2014 si erano resi responsabili del furto della reliquia con il sangue di papa Giovanni Paolo II, può ora tirare un sospiro di sollievo. Si tratta di D.C. oggi 25enne, assistito dall’avvocato Valentina Picchioni, il quale profondamente dispiaciuto per l’azione deprecabile, su invito del suo stesso avvocato di fiducia, ha chiesto ed ottenuto la messa alla prova in una struttura della Croce Rossa in Liguria, alternando attività di volontariato con quella lavorativa che ha portato a termine in maniera impeccabile. Di qui da parte del giudice del Tribunale dell’Aquila, Marfisa Luciani della sentenza di non doversi procedere per estinzione del reato.


Prima di lui avevano beneficiato dello stesso percorso alternativo altri due giovani anche loro accusati del danneggiamento e del furto nella chiesetta a San Pietro della Jenca diventato Santuario dedicato a San Giovanni Paolo II, durante alcuni lavori elettrici effettuati in zona in cui aveva partecipato uno dei ragazzi. Una visita ladresca che aveva travalicato i confini regionali. Per risalire ai responsabili erano stati impiegati una cinquantina di uomini tra Polizia e carabinieri, con unità cinofile molecolari. L’identificazione era avvenuta nel giro di pochi giorni ed era emerso come i tre ragazzi all’interno di un garage del progetto Case Progetto Case di Paganica avessero rotto il reliquiario del santo gettando frammenti e filamenti poi ricomposti una volta rinvenuti dalle unità specializzate.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero