Il boss Sandokan pentito all'Aquila: stessa cella di Messina Denaro

Il boss Sandokan pentito all'Aquila: stessa cella di Messina Denaro
La notizia del pentimento di Francesco Schiavone, detto “Sandokan”, 70 anni, capo storico del clan camorristico dei Casalesi, potrebbe avere ripercussioni anche sulla...

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La notizia del pentimento di Francesco Schiavone, detto “Sandokan”, 70 anni, capo storico del clan camorristico dei Casalesi, potrebbe avere ripercussioni anche sulla sua “nuova” vita da detenuto all’Aquila, dove è stato trasferito di recente, da Parma, nell’ala del carcere delle Costarelle riservata al regime del 41bis. Se le sue possibili rilevazioni saranno giudicate attendibili, infatti, non è da escludere un ulteriore trasferimento del boss in un’altra struttura carceraria, sicuramente con minori restrizioni rispetto a quelle con cui ha a che fare da ben 26 anni.

C’è anche un’altra incognita, però, legata alle sue condizioni di salute. La sua malattia oncologica sarebbe, infatti, all’origine del trasferimento all’Aquila dove è già stato curato, in uno scenario del tutto simile, anche Matteo Messina Denaro. Per ora i medici aquilani non hanno ancora incontrato Schiavone, ma è chiaro che ciò potrebbe avvenire a stretto giro, sempre che l’amministrazione penitenziaria, d’accordo con la Magistratura, non disponga un ulteriore trasferimento.

Per il momento l’equipe medica ha solo vagliato alcuni documenti, in via preliminare. Di certo, qualora Schiavone dovesse essere sottoposto alle cure in città, si ripeterebbero le scene già viste con il superlatitante della Mafia arrestato a Palermo a gennaio del 2023. Ovvero trattamenti in carcere, dove esiste una stanza che era stata allestita appositamente, ma anche trasferimenti in ospedale per esami diagnostici e trattamenti più complessi. Anche il “San Salvatore”, infatti, è stato adeguato in occasione della detenzione di Messina Denaro e offre, oggi, elevatissimi standard di sicurezza. 

Schiavone è tornato da alcuni giorni all’Aquila, dove era già stato in altre fasi della sua detenzione: certamente nel 1998, quando fu trasferito da Ascoli, certamente nel 2008 quando, nel corso del processo d’APpello “Spartacus”, rifiutò di farsi vedere in video per non essere considerato «una fiera in gabbia» e certamente nel 2015, quando fu organizzato un volo notturno per trasferirlo a Sassari. Insieme a Francesco Bidognetti, è stato il fondatore del clan dei Casalesi e leader della Camorra napoletana e casertana. Fu arrestato l’11 luglio del 1998 nel suo bunker a Casal di Principe, all’interno di una villa, tra autoritratti, quadri e libri sui più grandi pittori.

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Il Messaggero