Fondazione Carichieti sta pensando alla vendita di Palazzo de' Mayo

Fondazione Carichieti sta pensando alla vendita di Palazzo de' Mayo
CHIETI E’ tutto per aria, ma fino a un certo punto. In attesa che il commissario di Banca d’Italia Immordino metta i puntini sulle ”i” sul lavoro ereditato dal collega...

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CHIETI E’ tutto per aria, ma fino a un certo punto. In attesa che il commissario di Banca d’Italia Immordino metta i puntini sulle ”i” sul lavoro ereditato dal collega Sora in Carichieti, la Fondazione continua a restare in stand by e valuta tutte le ipotesi che nel frattempo possano garantire la «salvaguardia del patrimonio». La posizione attendista è quanto emerso anche nel comitato di indirizzo di lunedì dove oltre a ratificare i termini dell’accordo tra ministero e Acri (quello per cui le fondazioni non possono detenere più del 33% delle banche controllate) non ci sono state altre decisioni sostanziali.


Tuttavia, essendo ancora aperto il fido in Carichieti (quello per cui Banca d’Italia già nel rapporto ispettivo del 2012 aveva consigliato il rientro immediato) ed essendo saltata la vendita di un 5% delle quote che avrebbe portato un po’ di liquidità, la Fondazione ha sempre il problema di chiudere i rapporti finanziari con via Colonnetta in attesa di definire quelli statutari. Il problema ha uno sbocco quasi naturale che già da qualche mese è sul tavolo e oggetto di valutazioni: vendere palazzo de’ Mayo o parte di esso per fare cassa. Del resto nell’attivo della Fondazione oltre alle quote patrimoniali della banca non c’è molto altro e quindi dalla dismissione del gioiello appena restaurato di corso Marrucino si deve passare. Ma anche questo è un nodo complesso: vendere un immobile che ha vincoli di carattere architettonico e culturale non è certo questione risolvibile in poche settimane. Come per i rapporti con la banca, anche questo comporterà una perizia di terzi che, temporalmente parlando, si potrebbe allineare con gli eventi maggiori, quelli cioè che riguardano Carichieti.


A tal proposito ha destato molta attenzione, un mese e mezzo fa la vicenda della Popolare di Spoleto dove, in seguito ai ricorsi dei membri della governance, si è arrivati a una revoca del commissariamento ordinato dal Consiglio di Stato contro il provvedimento preso dal ministero su proposta di Banca d’Italia. Anche questa è una variabile da tenere in conto insieme, nell’ordine a: lavoro di revisione del commissario, lavoro dell’advisor chiamato dalla Fondazione, possibilità di intevento di un cavaliere bianco d’Abruzzo (Pescarabruzzo con deroga), possibilità di intervento di altri cavalieri bianchi (in aggiunta a quello già presente, Intesa che è già stato sondato per un eventuale allargamento). La primavera è appena iniziata. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero